Nella composizione del quadro, lo specchio si eleva a riflessione meta-forica/fisica, ad un ribaltamento prospettico del quadro stesso e prevede due inquadrature: nella prima, come a voi visualizzata, quello che appare come un portale aperto verso una montagna di volti a scacchiera, ora, ribaltata di 180°, diviene la vasca sulla quale l’uomo sembra ergersi su di un trampolino e compiere un tuffo trascendentale (“Tomba del Tuffatore” del 480 a.C. , Paestum, Museo Archeologico Nazionale) per lib(e)rarsi nel cielo. Come l’apostolo Pietro che dopo aver rinnegato la propria fede la riconosce, così l’uomo riscatta la sua identità, prendendo le distanze da quei volti di scherno nei quali prima cercava un vano riconoscimento. Quelle che prima apparivano nel suo volto come delle tumefazioni ora, per un gioco di ombre, sembrano farlo sorridere; sollevato, lui libera un braccio dal chiodo della croce e porge la mano verso un pettirosso, dalla quale si abbevera del sangue. Più su, la schiusa di un uovo, simboleggia la (ri)nascita dalle ceneri di un’essenza pura e cristallina.
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celeste,
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