SEDUTA DI MODELLA

SEDUTA DI MODELLA

Scultura, Bellezza, Erotico, Figura umana, Nudo, Gesso, 120x135x100cm
Ecco una riflessione su un soggetto comune che è stato protagonista del Novecento: la modella.
Un tema ricorrente in ogni momento della nostra storia, dapprima divinizzato interpretando la figura femminile come Venere o altre forme mitologiche, poi umanizzato fino ad arrivare al mutamento novecentesco, durante il quale la donna prende possesso del proprio avvenire, della propria indipendenza ed identità.
La donna del ‘900 può scegliere perché è riuscita a riscattare il proprio ruolo in società, con forza, desiderio di imporsi, con rivoluzioni tutt’ora in atto.
In un secolo la donna occidentale è riuscita a conquistare tutto questo e, come in tutte le crescite troppo repentine, vi è subito un declino perché alienata anche lei dalla sua stessa rapida trasformazione.
Tutte le libertà che è riuscita a conquistare sono diventate la sua stessa prigione: perché come in tutte le lotte, le conquiste se mal attese diventano l’arma stessa della successiva decadenza.
La piena convinzione di essere libere ci ha rese succubi della stessa libertà perché ci siamo dimenticate cosa ci rendeva così belle.
In termini filosofici oserei dire che la donna ha trasformato il suo essere dall’ erotismo in seduzione. L’erotismo è un senso vero: da scoprire, da svelare, ma comunque qualcosa di piacevole ai sensi nella realtà, mentre la seduzione è illusione: di essere e di possedere, ovvero una menzogna.
Io tratto il tema della modella perché sono affascinata dal ricordo erotico che l’accompagnava in antichità (parlo di civiltà come Pompei ed Ercolano),e motivo per cui maestri del ‘900 come Manzù, Casorati, Messina, Guttuso, Minervi, Gauguin, Renoir e moltissimi altri raccontano di queste donne così vere e presenti, ognuna con una storia da scoprire.
In questo caso la mia riflessione è andata a toccare dei tasti più profondi, riprendendo quella serie di modelle sulla sedia di Giacomo Manzù, dove il contrasto tra la sedia (natura morta) e la fanciulla ( modella) è un semplice accostarsi di caratteristiche che si vanno a integrare l’una con l’altra. E oggi, grazie alle modelle di cui io stessa mi son servita e nutrita, ho ritratto quello che ne rimane, la seduzione, come assenza di essere/posare su una sedia.
I materiali che utilizzo (gesso, fil di ferro e bancali) sono poveri, privi di valore , per marcare l’identità artistica della mia città, Torino, nota per l’arte Povera e anche per sottolineare quest’illusione per cui la mia opera è sì una scultura, ma fatta di cose di uso comune che ne rivelano la quotidianità e l’apparenza che vige nel nostro tempo.

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