It’s like a boon
Il titolo è sia descrittivo sia onomatopeico, poiché "boon" è simile al suono sordo di un bicchiere che cade e si rompe sul suolo. L'opera indaga la malattia genetica in cui è affetta la nonna paterna dell'artista, la stessa malattia che un giorno colpirà il padre, la sorella e lui stesso.
Deterioramento cognitivo, cronico, progressivo: Alzheimer.
Si osserva una perdita diffusa di neuroni, principalmente attribuita alla beta-amiloide, una proteina che, depositandosi tra le cellule neuronali, agisce come una sorta di collante, inglobando placche e grovigli neuro fibrillari. La malattia è
accompagnata da una forte diminuzione di acetilcolina nel cervello, molecola fondamentale per la comunicazione tra neuroni. La conseguenza di queste modificazioni cerebrali è l’impossibilità per il neurone di trasmettere gli impulsi nervosi, e quindi la morte dello stesso, con conseguente atrofia progressiva del cervello. La malattia colpisce la memoria e le funzioni cognitive; possono manifestarsi problematiche comportamentali e psichiatriche.
La Signora Dalma non riconosce più la sua casa odierna, accudisce il suo amatissimo gatto di peluche e nasconde la dentiera nella scatola dei biscotti. Gli mancano ancora i baci di Mario.
It's Like a boon è un'opera che indaga il decorso della malattia nel procedere del tempo, "è come una manna", una condanna, qualcosa di inevitabile. Fabio Ranzolin attraverso una composizione di materiali costruisce un processo naturale destinato a svanire ed a frantumarsi, un processo quindi, destinato ad essere dimenticato per sempre.
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