UN.limited

UN.limited

Ilaria Franza, conosciuta anche con lo pseudonimo di Ile de France, nasce negli anni Ottanta a Cantù, in provincia di Como.
Si laurea all’accademia di Belle Arti di Brera da dove inizia il suo percorso artistico e sperimentale. Professionalmente legata anche al mondo del design e dell’arredamento, accompagna la sua attività di pittrice manifestando uno spiccato gusto per la ricerca e l’uso del colore.
Per capire, e soprattutto sentire, le opere di Ile de France, abbiamo la necessità di fare un esercizio di contemplazione. Abbiamo bisogno di trovare una dimensione dell’osservare, una prospettiva. Le opere di Ilaria Franza sembrano aprirci lo sguardo verso percorsi sommersi, luoghi inesplorati. Ci chiedono di essere guardate con attenzione.
Da osservatore c’è qualcosa che ci attrae, ci costringe a scrutare, che spinge il nostro sguardo oltre il visibile. L’artista non fa altro, in realtà, che metterci davanti al più eterno dei soggetti: il paesaggio.
Un.limited è il titolo di tutti questi lavori. Un.limited, come l’infinito che supera lo sguardo, che diventa orizzonte, paesaggio interiore, natura pura.
Infinito come qualcosa che si modifica senza sosta in un ciclo continuo, fatto di gesti che ripetendosi, trasformano.
Si ispira al romanticismo, Ilaria Franza, perdendosi nelle tempeste delle opere di William Turner, nelle vedute di Caspar David Friedrich.
Osserva la natura e il paesaggio con il cuore e lo sguardo dei romantici. Si accorge, anche lei, di quel tumulto profondo, quel misto di sensazioni fisiche e emotive, nate dalle cose che non si possono vedere, date da quello che si può solo sentire.
Questi paesaggi ci permettono quindi di guardare oltre l’orizzonte e oltre il paesaggio stesso. Diventano luoghi dell’anima, vedute oniriche che si mischiano e fondono l’uno nell’altra; anima e sogno, come acquerello e acqua.
E così i paesaggi reali diventano astratti ed emergendo dall’acqua rendono visibile l’invisibile. L’acqua è al centro di questo lavoro, ne è cardine. Non a caso l’artista fa dell’acquerello il suo linguaggio privilegiato e dell’acqua il suo gesto iniziale. Perché è di questo che è fatto il lavoro di Ilaria Franza. Un lavoro paziente che affiora dalle acque, per fondersi con il colore. L’acqua e il colore vengono fatti scorrere, mossi, incanalati.
Con gesti tecnici, concentrati, precisi, Ilaria muove la tela in una danza lenta, riflessiva e meticolosa. L’artista guida, conduce, muove. L’acqua si può, però, controllare, indirizzare, tentare di gestire, ma sarà sempre indipendente, dotata di una propria energia. Ilaria non si lascia spaventare da quest’acqua che scorre: si lascia trasportare, scorre insieme a lei. Ed è per questo che oltre all’acquerello, a volte si spinge fino all’uso dell’acrilico o dell’inchiostro.
Osserva il confine tra cielo e terra, si collega con la sua dimensione inconscia, fatta di pensieri dimenticati, di silenzio. E da qui lascia gocciolare il colore, a volte con gesti aggressivi, a volte con gesti calmi e riflessivi. Poi il colore viene scosso, spostato, fatto slittare. Fa suo qualunque strumento: stracci, pennelli, spatole, contagocce. Agisce come un’acrobata, in lotta continua con la forza di gravità, in equilibrio precario tra il potere degli elementi e la necessità di controllarli.
L’opera di Ilaria Franza è un divenire, come acqua che passa e che tramuta. Come quell’acqua che ha il potere di dissetarci o di annegarci, di distruggere o di appagare la terra. Nell’asciugarsi, i suoi quadri, rivelano forme nuove, prima nascoste. Lei non li perde di vista, ma li rinnova, li ottimizza, li corregge, delimita gli argini. E per farlo rimescola il colore e poi lo sposta, lo bagna. Aggiunge acqua sull’acqua.
E poi si chiede: si può davvero costruire sull’acqua? E così cerca una stabilità, una base. L’artista resiste a tutto questo movimento e per questo in ogni sua opera troviamo, predominante, il colore nero. Nero come il colore del caos primigenio, dal quale tutto ancora deve nascere, dal quale tutto sarà costruito.
Di questo nero ne troviamo, a volte, una presenza decisa, forte. Lo vediamo spesso nella parte inferiore delle tele, come a voler sorreggere il resto, a cercare un inizio. In altri casi, invece, ne ritroviamo solo un debole ricordo, un’impronta che l’acqua ha lavato via, ma che comunque, in qualche modo, rievoca. Anche i colori, quindi subiscono un mutamento, come a volerci far presente che tutto è in trasformazione: l’acqua, il paesaggio, il colore, noi. E la trasformazione continua anche quando osserviamo le opere finite, poiché dopo ogni singola osservazione, si presentano a noi con elementi sempre nuovi.
Il cambiamento è presente in tutto il percorso artistico di Ilaria Franza, dai primi lavori su carta, fino agli “Un.limited”. E oggi è come se avesse trovato la sua dimensione ideale, il suo percorso. Lei stessa si sente un essere in continua evoluzione, che è cambiato, ha imparato e per questo cresce, prendendosi cura del suo lavoro, diventandone lei stessa parte fisica integrante.
Ha cercato di farsi medium della natura, con delicata poesia. Non a caso l’artista lavora al meglio en plein air, sul lago d’Orta. Il lago, la montagna, il clima mite sono ispirazioni perfette per una pittrice come Ilaria Franza.

Rosalita Giorgetti-Marzorati, Zentrum Paul Klee Bern

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