iClone ( dittico )
Tutto ciò che rientra nello spettro del visibile può essere sottoposto al vaglio dello strumento digitale che cattura, ingloba, traduce. L’artista sceglie quei punti significativi che continueranno a parlarci della superficie originaria anche dopo il suo campionamento. Si passa dallo spazio continuo della realtà a quello discreto: la percezione della nuova visione è però altra cosa rispetto all’originale, tanto che la nuova epidermide formale evoca, suggerisce, anche sensazioni plurivalenti, distinte, ambigue. Quello che ne deriva è un alias visivo, un segnale convertito in una forma differente, iconica e digitale. E quale sarà allora il nostro punto di osservazione rispetto a questo segno non più analogico e rassicurante?
Continueremo a considerarlo frammento della cosa originaria o altro, appunto alias?
Qui entra in gioca il filtro che la nostra vita interiore, mentale, istintiva rappresenta, distorcendo, prendendosi persino gioco delle forme, trovando l’illusione e l’allusione, l’alterità, e l’eros, dove non c’era nient’altro che un dettaglio. Nel campionamento spaziale della pelle delle cose reali diventiamo, forse, complici involontari (ma non troppo) della costruzione della nuova visione?
Giuliana Schiavone.
*(dittico 70x35 / 70x10)
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