Close up: i lottatori del rap

Close up: i lottatori del rap

“Close up: I Lottatori del Rap” è un progetto fotografico che nasce alla fine del 2012. Il lavoro si svolge in una sola location, cioè un garage con una luce al neon bianca, proprio per dare il senso di underground.
L’idea principale è quella di fotografare tatuaggi od oggetti personalizzati di ragazzi appartenenti alla scena rap campana. I soggetti coinvolti nel progetto sono circa una ventina, ognuno con una storia diversa, ognuno proveniente da una zona diversa della Campania, come San Marzano, Angri, Casoria, Secondigliano, Piscinola etc. I ragazzi che hanno partecipato sono: Dome Flame aka Ogemell, Leleblade, Nero, Danny Megaton, Marcello Valerio, Grubey, Alien Mc, Sdegno, Deszelo , Zhod, Mc Duka, A’Tragedia, Feel g, N’z, Valè Lambo, Dejavu, Marmittone, Cigano Prete, Dacta Polakk e Otrè. Tra le storie più interessanti raccontate dai ragazzi mentre li fotografavo mi ha colpito quella di Giulio, in arte “Cigano Prete” , che proviene dall’Albania. Nell’ottobre del ‘97 Giulio arriva in Italia assieme alla madre. A diciassette anni e mezzo lascia la scuola per andare a fare il fioraio. Giulio due anni fa si è tatuato sul pettorale il simbolo della bandiera albanese, ovvero l’aquila a due teste. “Per me rappresenta molto,rappresenta la libertà,quella liberta che il popolo albanese cerca ancora,quella libertà che alcuni di noi hanno cercato all'estero.L'Albania,la mia terra e l a mia gente sono nel mio cuore,ecco il perchè ho voluto tatuarmi l'aquila in questa parte del corpo.Il senso di appartenenza è troppo forte per dimenticare”. E poi nella sua vita arriva il rap: “Sono circa 3-4 anni che seguo questa musica. In un certo senso mi ha salvato, mi ha aiutato nei momenti in cui girava tutto storto”. Giulio ha un sogno nel cassetto, quello di realizzare assieme alla sua crew un progetto musicale con testi in prevalenza in dialetto napoletano. La seconda storia che ha colpito la mia attenzione è quella di Danilo in arte “O’Tre”. Danilo proviene da un quartiere storico del Vomero, il cosiddetto Cavone-Case Puntellate. Ho conosciuto Danilo durante il suo periodo di Ramadan, egli infatti è convertito alla religione islamica. “ Mi sono avvicinato a questa cultura grazie ad un mio amico senegalese. Per il carattere che ho questa religione mi aiuta molto, mi serve a porre dei limiti, avere una disciplina. Ho ripreso a studiare, mi ha davvero formato”. Anche Danilo scrive rime in dialetto napoletano e a livello lavorativo si arrangia come cameriere “extra” in pub, o facendo volantinaggio. Racconta Danilo: “Da noi è un po’ più difficile rispetto ad altre parti, ma la vita è lotta, non posso permettermi di fermarmi”. Le ultime due storie riguardano un ragazzo polacco ed un ragazzo che fa il militare a Belluno che a breve partirà per l’Afghanistan. Krzysztof Wozniak nasce a Skarzysko-Kamienna, una piccola città polacca, il 24 giugno del 1991. A 9 anni si trasferisce a Napoli-Est (Quartiere San Carlo all'Arena) dove attualmente vive con sua madre e suo fratello. Il suo nome d’arte è “Dacta Polakk”, i suoi testi sono quasi tutti in dialetto napoletano, visto che per lui il napoletano diventa la lingua di appartenenza, quella con la quale riesce ad esprimersi meglio e in modo più fluido. Ciò non significa però che l'artista ha dimenticato la sua lingua d'origine, infatti ha scritto anche dei testi in polacco. L’ultima storia che mi ha colpito è quella di Luca in arte Deszelo. Inizia a scrivere poesie all’età di dieci anni, si accosta alla cultura rap all’età di quattordici. Nel 2007 si arruola nell’esercito italiano, dove presta tutt’ora servizio, nel corpo degli alpini. Scrive testi in italiano e dedicati anche alla vita militare,una sua canzone,infatti, è intitolata: “L’anima di un soldato” . Luca ama definirsi una persona con la doppia personalità “quella di un soldato (sul lavoro) e quella di un rapper (nella vita privata)”. A breve Luca partirà per una missione militare: “Non è la prima volta che mi preparo per una missione, la prima l’ho fatta nel 2008, ma non durò come quella che mi aspetta. Circa due anni fa ho perso cinque colleghi e spero di non doverne perdere altri. L’unica cosa che posso dire è che molti di noi la coscienza apposto ce l’hanno, me compreso e lottiamo sperando in qualcosa di migliore e non per fare come dice la gente, i rambo di turno”.

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