nobody

nobody. Shatila spettrale. Shatila sospensione temporale e spaziale di migliaia di persone da decenni, da generazioni. Rifugiati vengono chiamati. Il solo nominarli "profughi palestinesi" scatena l'imbarazzo del tabù, non si può parlare di loro semplicemente come portatori di precisi diritti, i quali vengono negati da decenni dalla comunità internazionale. Qualcuno si ricorda dei Saharawi, la loro storia, i loro diritti, anche loro da decenni dimenticati in mezzo al deserto. Il tabù è proprio questo: accettare loro come singoli portatori di diritti. Ormai oggi si parla di questi esseri umani solo in termini politici-mediatici, li dobbiamo aiutare in nome dei nostri valori occidentali versus li dobbiamo respingere perché sono troppi, e mentre si dibatte muoiono a migliaia senza che nobody batte ciglio, o magari si piange per una campagna mediatica per una settimana in TV. Abbiamo un dovere verso i profughi, diritti sanciti dopo la 2° guerra mondiale con l'orrore negli occhi, non è un opportunità per mostrare benevolenza. E i profughi palestinesi sono il paradigma del tabù di accettare loro come singoli diversi e divergenti coloro a cui dobbiamo il ripristino di ciò che fu tolto loro. Non sono una categoria. Shatila, campo profugo palestinese, Beirut, Libano, fondato nel 1949. Shatila simbolo. Shatila spettrale, la miseria che è, nobody è presente. Solo un ombra all'inizio, la testa del cameraman e alla fine un ragazzo passa veloce come un fantasma. Sono loro i nostri fantasmi della nostra cattiva coscienza che ci impedisce di nominarli uno per uno. Meglio aiutare nobody.

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