Without religion
Il mio lavoro è totalmente dissacrante, appunto, senza religione.
La ragazza, seppur ricordi nella postura la statuaria greco-romana, vuole rappresentare quella femminilità contemporanea fatta di ingenue trasgressioni e fragili personalità. I tatuaggi e la scritta in latino sull’avambraccio sinistro “Ad vitam æternam”, allude al nostro secolo malato di un “giovanilismo” prepotentemente esibizionista.
Seduta di spalle ad una colonna commemorativa deturpata da graffiti, intenta a chattare nervosamente con il suo smartphone, la giovane donna dai rossi capelli al vento avverte una strana sensazione di imbarazzo. La consapevolezza del mancato rispetto nei confronti dei defunti traspare dal suo ingenuo volto bambolesco. Anche i doni in primo piano simboleggiano quanto di meglio possa offrire ormai la nostra società “mcdonaldizzata”.
Lo spazio è cambiato, il tasto play retroilluminato porta altrove. Non si avverte più il leggero pulsare dell’anima, il sottile confine tra la vita e la morte. Quel che resta è solo una realtà decadente e precaria che cerca di rifugiarsi in quel luogo virtuale dove quotidianamente condividiamo le nostre ossessive abitudini: la rete.
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