Glory Hole
Probabilmente è una ricerca che non troverà mai fine , perchè quello che cerchiamo non ha forma, non ha colore ed è in continua mutazione.
In questa lunga ricerca ci troviamo spesso sull’orlo di vuoti ed in prossimità di incertezze e paura. Chi più e chi meno si pone davanti degli ostacoli che gli impediscono di rischiare di cadere o inoltrarsi in queste zone inesplorate.
Così probabilmente nascono i taboo, le regole da non prevaricare per non rischiare di imbattersi in quello che non si riesce a comprendere.
Succede però poi, che questi taboo acquisiscano delle forme proprie, si svincolino dall’idea che li ha generati, sopravvivendo ad essa.
Vuoi che per convenzioni, vuoi che per convenienze sociali, queste forme diventano sempre più solide e difficilmente attacabili, assumono contorni sempre più complessi, strutturati e acuminati, fino a diventare un ostacolo per la ricerca da cui eravamo partiti.
Glory Hole fa parte di una serie più ampia di opere che, attraverso rappresentazioni di realtà immaginarie , parlano di questo. Della ricerca di ciò che risiede dentro di noi e degli ostacoli che disseminiamo o che troviamo nel percorrere questo tragitto. *
In molti casi degli elementi geometrici fuoriescono da figure umane, oppure vengono rappresentati all’interno di una stanza , fluttuanti oppure statici e solidi come fossero una montagna .
Questi solidi rappresentano in maniera incongruente, elementi dell’animo e del carattere umano.
Così difficile da definire in un perimetro “il caos” che forse meglio ci rappresenta, assume , rappresentato in figure ben precise, una connotazione di stabilità precaria, come prossimo all’esplosione. Ancor di più se rappresentato in una forma solida all’interno di una stanza.
In maniera anche ironica, nel mio lavoro cerco di dare da una parte , un identita all’Io personale e anche comune, dall’altra cerco di affermare che la ricerca è vana. Si sfocia quindi in rappresentazioni surreali, “improbabili”.
La rappresentazione e in senso più ampio l’arte, sono il mezzo col quale ci si riapproria della propria identità, della propria libertà, a volte anche solo in senso figurato, ma tanto basta.
“The glory hole” **,è un elemento discordante in più che ho inserito in questo e altri lavori recenti. Il buchino nel muro rappresenta una via di ingresso o anche di uscita per quello che c’è nella stanza. La stanza, le pareti, rappresentano un contenimento protettivo e contemporaneamente coercitivo, un po’ come quella che è la funzione di un taboo.
*Il ciclo di lavori prende ispirazione, nella sua genesi, da un dipinto di Bosch, “L’estrazione della pietra della follia”.
** Con l'espressione glory hole (il foro della gloria) ci si riferisce a un buco praticato in una parete o in un qualsiasi divisorio, a es. in bagni pubblici maschili o in altri luoghi particolari, attraverso il quale è possibile svolgere determinate attività sessuali od osservare altri impegnati in esse, mantenendo tuttavia l'anonimato.[1]
Un tipico utilizzo del glory hole è quello che prevede l'inserimento del pene all'interno dello stesso, in modo che la persona che si trova dall'altra parte, uomo o donna, possa masturbare o praticare sesso orale o ricevere una penetrazione sessuale, senza che i due partner possano vedersi in volto.
I Glory hole sono spesso presenti all'interno di sex club, dark room, club privé o altri luoghi d'incontro per adulti.
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