1674/1674

1674/1674


TABU’1674 1674
Opera su tela: 100x120cm
Tecnica: acrilico
10.2015
DESCRIZIONE:L’opera è nata dai miei ricordi che ho cercato di assemblare ricreando come un puzzle i sentimenti che questo tema “TABU’”mi suscitava. Ho legato ad esso temi quali la discriminazione e l’intolleranza in tutte le sue forme e i suoi colori.

Flash di ricordi: il travertino di Roma, una città non casuale, dove si mischiano passato presente e futuro e luogo santo e del sacrificio. Le lettere incise a caratteri decisi e squadrati, il bianco, il grigio, il nero del tempo che segna la pietra; i chiodi arrugginiti che fissano le lastre sui muri millenari che recitano la nostra storia. Una storia di passaggi di popoli, religioni, vittorie, sconfitte.
1674 1674 mette davanti allo sguardo degli elementi che vogliono risvegliare la nostra memoria collettiva per ricordarci il passato e fermare il nostro sguardo sul presente e su quelle situazioni ancora irrisolte che ci trasciniamo silenziosamente, un tabù appunto:
Storie celate, violenze taciute, realtà discriminanti di sesso e di religione.
Il mio viaggio inizia lontano da una fuga, da un’altra guerra: la paura di una bambina, il genocidio, il ricordo del sangue sull’asfalto.
Sulla lastra del travertino sono incise le parole: le parole intolleranza, discriminazione, omofobia, ecc..., su quelle stesse lastre le tracce di un corpo che ha lasciato la scia di sangue dopo essere stato trascinato esanime, pesantemente sul pavimento, su questo giacciono le impronte di chi ha calpestato i suoi diritti di uomo.
Un numero, un simbolo, appartenuto chissà a chi, ci ricorda un’altra violenza il cui dolore quest’umanità non ha ancora dimenticato e la memoria conserva le tracce.
Il filo spinato: è il limite invalicabile della mente e dell’anima di ogni singolo individuo che violate, mutilate e calpestate riescono a resistere, per la forza vitale che in esse sono contenute.
Il mio momento di silenzio lo dedico al ricordo di questi atti di follia di pochi che riescono ad avere proporzioni assurde.

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