La stanza incontaminata
Il percorso intrapreso per analizzare questo tema è una sorta di ritorno all'ambiente originale; luogo archetipo che per quanto ci appartenga nell'intimo, è diventato distante, estraneo, quasi irriconoscibile e perciò suscita in noi paura e ansia. Un tabù nuovo, non esplicito, ma ormai radicato in noi; un timore della purezza primordiale con ciò, anche, di selvaggio e primitivo che essa racchiude in sé.
Nella nostro lavoro pertanto rappresentiamo una natura forte, intensa e oscura: l'ambiente che abbiamo voluto evocare è spaventoso e conturbante, è popolato da piante tropicali giganti e lussureggianti, specie molto rare ma reali; le loro fronde, i loro colori creano atmosfere ombrose che suscitano sgomento, lasciano disorientati e sconcertati.
Uniche presenze umane in questa foresta primordiale sono alcune figure femminili nude.
La loro nudità, e il conseguente metaforico mettersi a nudo, è il simbolo della liberazione dalla paura di mostrarsi, dalle convenzioni sociali, dalle abitudini rassicuranti e del coraggio di rivelarsi come si è “naturalmente”.
Il naturale e lo sconosciuto diventano così una forma e un modo di perdere se stessi e paradossalmente di ritrovare la propria identità più profonda e vera.
Proponiamo dunque una "stanza incontaminata” in cui abbandonare l'orientamento senza temere di essere sopraffatti da quei sentimenti anche negativi che appartengono alla natura stessa e per cercare di recuperare quel senso perduto, quel soffio iniziale che solo ci può guarire.
L'installazione “La stanza incontaminata” è composta da una serie di dipinti ad olio su tela realizzati da Silvia Patrono e da una serie di elaborazioni di grafica digitale stampate su carta realizzate da Chiara Diluviani.
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