Ma'Nene. La festa dei morti
Esiste un gruppo etnico indigeno in Indonesia, i Toraja, che ogni anno, ad Agosto, riesuma i propri defunti, li pulisce, li lava e li riveste con abiti nuovi. In occasione di questo festival, che si chiama Ma’Nene, i vivi e i morti trascorrono una giornata insieme, come in una “rimpatriata”. Ciò che colpisce, ciò che mi ha colpito, è la percezione di una sincera gioia nelle espressioni dei membri vivi di ogni nucleo familiare.
Per la nostra società una simile manifestazione sarebbe considerata quantomeno macabra. L’esposizione del corpo del defunto è una pratica molto antica, anche in Occidente, ma il contatto tra vivi e morti si esaurisce nel periodo che precede la sepoltura, ed ogni pratica di riesumazione, a livello privato, nella nostra cultura viene difficilmente associata ad un momento di festa. Altra cosa è il culto delle reliquie e la venerazione delle spoglie di santi e martiri, invece ampiamente documentato nella nostra società, in cui l’universalità del messaggio salvifico ed escatologico di cui esse si fanno portatrici le rende difficilmente paragonabili al caso dei Toraja. Il Ma’Nene sembra invece, o almeno questa è la mia idea (parlo da non antropologo culturale), una ritualità privata, familiare, un evento, una festa.
Sono venuto a conoscenza di questa manifestazione culturale leggendo un articolo, e già in quella occasione ero rimasto particolarmente colpito. Quando ho letto il tema del concorso taboo mi è venuta subito in mente questa scena. Sono stato inizialmente perplesso, e anche poco incoraggiato a rappresentare questo tema, e mi sono più volte sentito dire «chi mai si appenderebbe in salotto un quadro con dei morti?» (cit.). Beh era evidente che avevo colpito nel segno, stavo effettivamente rappresentando un tabù!
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