MUTAZIONI E CONFLITTO
MUTAZIONI E CONFLITTO
Qual è la definizione di cibo?
È nutrimento e sostentamento per il corpo.
È piacere e soddisfacimento di un desiderio.
È arte e ricerca.
È rifiuto e disgusto a causa di ciò che provoca alla nostra immagine e alla nostra salute.
Il cibo oggi, nel mondo occidentale soprattutto, è CONFLITTO.
Conflitto tra ciò che la natura può fornire e le quantità di cui ha bisogno l’umanità in continuo accrescimento.
È paradosso tra l’abbondanza, lo spreco e la carenza e la fame del terzo mondo.
È conflitto tra i sostenitori della ricerca genetica, degli OGM e sostenitori del BIO e ancora è opposizione e pluralità tra vegetariani, vegani e onnivori.
Il cibo è piacere e convivialità ma è anche disprezzo e insicurezza per tutte le patologie che può favorire (diabete, obesità, tumori) e per il danno alla nostra immagine che può provocare.
Tuttavia quando l’alimentazione è in conflitto con la nutrizione, quando il cibo non è più sostentamento per il corpo ma è danno, un bisogno dal quale non si vuole dipendere, come viene affrontato?
L’installazione descrive la MUTAZIONE del concetto di cibo. Le posate rappresentano l’artificialità e l’evoluzione, la raffinatezza degli alimenti e la loro rielaborazione fino al punto in cui si crea un divario insuperabile tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere l’alimentazione.
Questa artificialità danneggia l’uomo e lo tiene in vita allo stesso tempo: come pensare di nutrire 7,4 miliardi di persone senza l’industrializzazione e l’ingegneria alimentare?
Le posate dell’opera non possono alimentarci perché non sono funzionali così come la maggior parte del cibo che assumiamo ci sfama ma non ci nutre. Il bicchiere non può dissetarci può anzi ferirci, come ci sta danneggiando il cibo raffinato, la sovralimentazione e l’inquinamento dei prodotti alimentari. Il piatto può essere riempito ma poco di quello che contiene può esserci utile così come la quantità di cibo che viene prodotto è proporzionale a quello che viene gettato e sprecato.
La metà del cibo prodotto nel mondo, circa due miliardi di tonnellate, finisce nella spazzatura, benché sia in gran parte commestibile.
Solo nei Paesi industrializzati vengono buttate 222 milioni di tonnellate di cibo ogni anno: una quantità che sarebbe sufficiente a sfamare l’intera popolazione dell’Africa Sub Sahariana.
È così che un bisogno essenziale è diventato una sfida e una contraddizione, è così che l’uomo affronta l’argomento alimentazione, un conflitto inevitabile che egli stesso ha creato.
Qual è la definizione di cibo?
È nutrimento e sostentamento per il corpo.
È piacere e soddisfacimento di un desiderio.
È arte e ricerca.
È rifiuto e disgusto a causa di ciò che provoca alla nostra immagine e alla nostra salute.
Il cibo oggi, nel mondo occidentale soprattutto, è CONFLITTO.
Conflitto tra ciò che la natura può fornire e le quantità di cui ha bisogno l’umanità in continuo accrescimento.
È paradosso tra l’abbondanza, lo spreco e la carenza e la fame del terzo mondo.
È conflitto tra i sostenitori della ricerca genetica, degli OGM e sostenitori del BIO e ancora è opposizione e pluralità tra vegetariani, vegani e onnivori.
Il cibo è piacere e convivialità ma è anche disprezzo e insicurezza per tutte le patologie che può favorire (diabete, obesità, tumori) e per il danno alla nostra immagine che può provocare.
Tuttavia quando l’alimentazione è in conflitto con la nutrizione, quando il cibo non è più sostentamento per il corpo ma è danno, un bisogno dal quale non si vuole dipendere, come viene affrontato?
L’installazione descrive la MUTAZIONE del concetto di cibo. Le posate rappresentano l’artificialità e l’evoluzione, la raffinatezza degli alimenti e la loro rielaborazione fino al punto in cui si crea un divario insuperabile tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere l’alimentazione.
Questa artificialità danneggia l’uomo e lo tiene in vita allo stesso tempo: come pensare di nutrire 7,4 miliardi di persone senza l’industrializzazione e l’ingegneria alimentare?
Le posate dell’opera non possono alimentarci perché non sono funzionali così come la maggior parte del cibo che assumiamo ci sfama ma non ci nutre. Il bicchiere non può dissetarci può anzi ferirci, come ci sta danneggiando il cibo raffinato, la sovralimentazione e l’inquinamento dei prodotti alimentari. Il piatto può essere riempito ma poco di quello che contiene può esserci utile così come la quantità di cibo che viene prodotto è proporzionale a quello che viene gettato e sprecato.
La metà del cibo prodotto nel mondo, circa due miliardi di tonnellate, finisce nella spazzatura, benché sia in gran parte commestibile.
Solo nei Paesi industrializzati vengono buttate 222 milioni di tonnellate di cibo ogni anno: una quantità che sarebbe sufficiente a sfamare l’intera popolazione dell’Africa Sub Sahariana.
È così che un bisogno essenziale è diventato una sfida e una contraddizione, è così che l’uomo affronta l’argomento alimentazione, un conflitto inevitabile che egli stesso ha creato.
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