Ogni volta che mettiamo piede in un nuovo paese, una nuova città, mettiamo in discussione la parte più profonda di noi stessi. Il nostro nome, le nostre abitudini, le nostre idee... le nostre convinzioni. La materia appare eterogenea. Cambiano i colori e mutano le forme; in un certo senso, ci sentiamo "contaminati"... e per questo, pensiamo di essere persone nuove.
(Parte 2) Ma non è così. La trasformazione è un processo che avviene, in modo lento e inesorabile, soltanto in quei soggetto che sapranno aprirsi nel profondo agli influssi esterni. Tutto il resto, ciò che vediamo coi sensi, è vuoto. Come una realtà fantasma... la quale ci intriga, ci seduce, ci coccola e, talvolta, ci violenta. Ciò che resta è spesso effimero e incapace di attuare quella metamorfosi che ci renderebbe, nel modo più autentico, "cittadini del mondo".
Le case sembrano aver inglobato i loro abitanti, gli occhi sono finestre scure, le bocche antri neri distorti da uno stupore o da un urlo... dall'alto scende un fiume di sangue...
Le distanze aumentano annullando le tradizioni, omologando ricordi e coscienze.
Masse di diseredati svuotano la città per affollarne altre, fantasmi inconsapevoli della modernità.
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- EVO -
Masse di diseredati svuotano la città per affollarne altre, fantasmi inconsapevoli della modernità.
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