L'URLO

L'URLO

Ricordando L’Urlo di Munch, mi piace scrivere:

“ Una serata piacevole, all'ora del tramonto. Il sole sta calando sul golfo, le nuvole sul mare sono dense, a tratti nere a tratti sanguigne. Improvvisamente, un urlo attraversa l’aria. Un grido forte, terribile, acuto come una frustata. D'improvviso l'atmosfera si è fatta asfittica, simile a una stretta soffocante: tutti i colori del cielo mi sembrano stravolti, irreali, dapprima violenti poi sempre più opachi e sbiaditi. Anch'io mi metto a gridare, tappandomi le orecchie, spalancando la bocca, senza volontà se non quella di urlare, urlare, urlare…

Queste parole potrebbero riferirsi a molte città. Anche alla mia in un futuro che spero lontano, se non sarà posto rimedio all’inquinamento dell’aria e soprattutto alla tragedia della “terra dei fuochi”. Ecco allora, nella mia visione, una Napoli–donna, una Partenope urlante che si ribella all’incerto avvenire dei suoi luoghi e dei suoi figli e poi, delusa dalla lentezza e dalla scarsa efficacia degli interventi, dolente fata benevola, quasi Madonna ammantata di veli con i quali cerca di offrire protezione in attesa che aria, mare e suolo tornino sani.

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