Operette vegetali

Operette vegetali

Una moltitudine di piccole scatole, simili ad antichi erbari. Un’installazione che sottolinea la bellezza del quotidiano: steli sottili, erbette, piccoli fiori di campo sistemati come preziosi oggetti della natura da custodire e preservare per ricordarci della nostra stessa fragilità. Piccole forme perfette piene di vita che nel corso dei mesi si seccheranno lasciando solo un ricordo sbiadito della loro bellezza.
Piante che, per quanto minime e invisibili ai più, ci concedono il respiro.
La riflessione portata è semplice: non possiamo sopravvivere senza un solo filo d’erba.
La vegetazione, anche quella più “misera” che cresce sui bordi delle strade, ci fa dono del proprio ossigeno.

Ci troviamo a vivere in città affollate, cementificate, private talvolta dal ricordo stesso della natura. Non ci accorgiamo più del veleno che ci avvolge perché ne siamo assuefatti. Alla città manca l’ossigeno e per tornare a respirare abbiamo bisogno delle piante, anche delle più piccole: dai piccoli trifogli che crescono vicino alle nostre case, alle erbe che si fanno strada con fatica lungo i marciapiedi e nelle buche dell’asfalto. Dobbiamo ri-classificare la loro minuta bellezza come antichi studiosi, curiosi di fare nuove scoperte. Dobbiamo guardare la natura con occhi bambini e risvegliare quel senso di meraviglia che ci fa chinare per annusare un fiore, per respirarlo.
Questa installazione, fatta di germogli conservati in teche, di foglie raccolte e sistemate in file simmetriche, di semi e bacche raggruppati per colore in piccoli vasi di vetro non vuole essere una rifondazione dell’antica scienza botanica. Un approccio all’apparenza scientifico lascia infatti spazio a uno sguardo più affettivo, familiare e nostalgico. La natura, quella piccola, talvolta banale si presenta ai nostri occhi per essere riconosciuta e ri-classificata. Solo ora, preservata e catalogata, può essere vista per la prima volta come qualcosa di importante.

Con la parola ri-classificazione vorrei porre l’accento sull’idea che dalla bellezza e dal senso di meraviglia, si possa ripartire per trovare quel rispetto perduto e quella curiosità necessari al fine di preservare la natura che ci resta.
Riconoscere la bellezza che c’è nelle piccole cose è forse il primo passo per rendersi conto della loro vulnerabilità. Riconoscere la fragilità dell’equilibrio della natura, significa prendere coscienza della nostra stessa fragilità.
Ri-classificare attraverso la meraviglia significa tornare a respirare attraverso visioni di bellezza, per ricordarsi che la nostra aria viene dalle piante, anche quelle più insignificanti. Piccole pianticelle, erbacce e fiorellini senza nome, a cui dare rinnovata attenzione, diventano inaspettate visioni di bellezza che ci avvicinano ad una scienza ecologica più emozionale: senza piante non c’è respiro, non c’è vita, non c’è uomo.
Sostieni il mio progetto - Crowdfunding

Piace a 26

Commenti 1

GIULIART
9 anni fa
GIULIART Artista
COMPLIMENTI PER TUTTO !
BRAVISSIMA !!

Inserisci commento

E' necessario effettuare il login o iscriversi per inserire il commento Login