Mare Nostrum
Materiali: legno, ferro, fune, badile, marmo grigio inciso, creta, video.
Dimensioni: scultura ca. 2 mq x 2,50 di altezza (aggancio fune), spazio complessivo espositivo: scultura + video-proiezione ca. 12 mq x 2,50 di altezza.
L’iconografia dell’installazione assume una frontalità schietta e riconoscibile nella denuncia della ecatombe che il Mediterraneo è divenuto per i rifugiati.
La barca appesa è una bara grezza e povera rovesciata con il suo contenuto versato lungo un remo-badile sul fondo, il mare divenuto un sepolcro, una lapide di marmo grigio con l’immagine incisa di un bambino. La scultura è immersa in un video che riprende il mare, il viaggio sul mare e la sua temperie. La voce fuori campo nel video, dell’attrice Cam Lecce, rivista la figura dell’Ulisse in chiave di denuncia del potere e della sopraffazione, la musica, del musicista Luigi Morleo, sottolinea lo scricchiolio della barca-bara e la tragicità della nostra indifferenza occidentale. L‘orrore che si dibatte soprattutto nell’opinione pubblica europea è telecomandato e focalizzato sul problema dell’imigrazione strumentalizzando il suo contenuto politico per visibilità mediatica e fini elettorali; esclusi dal dibattito sono i diretti coinvolti e le poche voci (visibili) fuori dal coro che esprimono la vera compassione, che condurebbe, invece, ad ‘un agire diverso’ rispettando la memoria storica, …nessun spazio …nessun futuro … nessuna visione.
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