OFELIA: ieri e oggi, vittima di femminicidio.
come un gran giglio ondeggia Ofelia bianca e sola,
ondeggia lentamente, stesa nei lunghi veli...
Addolorata per il rifiuto di Amleto e per la perdita del padre, lacerata da un amore irrealizzato, l’Ofelia shakesperiana trova unico scampo agli intrighi e alle volubilità maschili nella follia che sconvolge la sua mente e s’impadronisce della sua personalità, spingendola alla morte.
In altra epoca e altro contesto, l’Ofelia/Anna dello scrittore Luigi Capuana è vittima di gelosia e rabbia, sentimenti che, insieme a una violenza latente, sfociano in un seppur virtuale episodio di femminicidio.
— Vidi... e fui abbagliato dal lampo della terribile idea....
— Infame, muori! — dissi da me, con tremendo sforzo di volontà... E proiettavo laggiù, lontano, la forza che doveva fiaccarla. — Muori, infame!
Sentivo scoppiare da tutto il corpo una violentissima corrente, quasi la mia essenza vitale si riversasse fuori dai mille pori della pelle, sospinta dalla volontà, proiettile omicida di nuovo genere...
E nello stesso tempo, rivedevo il mio quadro: Ofelia che affonda lentamente nella riviera tranquilla; Ofelia coronata di fiori, ancora sorretta a fior d'acqua dalle vesti che le si gonfiano attorno...
E vedevo pure Anna. La vidi sbalordire, smarrirsi, venir meno, affondarsi e sparire fra l'ondata che avvolse tutti in quel momento...
Gli urli, le grida di soccorso, il tumulto dei bagnanti su per la spiaggia, l'affollarsi della gente atterrita, il pronto slanciarsi di alcuni marinai alla ricerca della scomparsa, mi fecero subito capire che tutto era finito....
Avevo voluto che Anna annegasse ... ed era annegata!
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Il probabile ‘movente’ dell’ennesimo femminicidio: Daniel dice di aver trovato l'arma del delitto nella stanza affittata. Domenica mattina la prima ricognizione sul cadavere di Ofelia: le ha letteralmente 'aperto' la gola. Lunedì pomeriggio l'autopsia a Perugia.
Ieri e oggi, quante Ofelie, le non amate, vittime di femminicidio?
Figura eterea, che continua a tramandare di sé l’immagine verginale di fanciulla che galleggia nell’acqua tra veli e corolle di fiori, Ofelia è tuttavia anche corpo, ma corpo negato, di donna non amata, donna che o il desiderio d’amore represso o l’amore malato di un uomo portano a un tragico epilogo.
Gli artisti sono stati attratti particolarmente dalla sua figura esile e dolce e dalla composizione decorativa e necrofìla, che la fa riaffiorare dalle acque stagnanti entro una fitta cornice di vegetazione.
Combinando letteratura e cronaca, sogno e realtà, la mia Ofelia è interpretata come un’ Ofelia dei poveri, una non amata che galleggia non su un fiume drappeggiato di gigli e salici ma sotto ponti di vecchio tufo, col solo ornamento di pietose avvolgenti nebbie e dei pochi fiori che ella stessa aveva colto.
Nella mia interpretazione la creatura shakespeariana ha il livore della morte sul volto esangue, sul quale giocano le delicate trasparenze dell’acqua e ombre scure e verdastre. E’ esaltato l’elemento acquatico, spesso sottolineato nella tradizione iconografica del soggetto, sul quale, del resto, già insiste il testo shakespeariano, ricco di eleganti e suggestive metafore acquatiche, riprese anche dalla penna di Artur Rimbaud.
Sono più di mill’anni che la dolente Ofelia
passa, bianco fantasma, sul lungo fiume nero.
Sono più di mill’anni che dolce e mentecatta
mormora una romanza nella brezza serale.
Il vento bacia il seno e dispiega in corolla
i grandi veli molli che la corrente culla;
Ed il Poeta dice che ai raggi delle stelle
vieni a cercar, la notte, i fiori che cogliesti,
e che ha visto sull’onda, stesa nei lunghi veli,
la mesta Ofelia andare, bianca come un gran giglio.
I versi iniziali e finali di Rimbaud accompagnano la sequenza fotografica della mia OFELIA dei poveri, la non amata.
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