LONELINESS
Ciò che è stato creato per aiutarci a ridurre le distanze e gli impedimenti fisici e psicologici della comunicazione ha prodotto come risultato un’anomalia nel disegno finale, andando ad alterare il rapporto in quelle brevi distanze dove la comunicazione stessa aveva maggior forza.
Smartphone, Tablet e strumenti della tecnologia 2.0 ci permettono di vedere le meraviglie dall’altra parte del mondo e allo stesso tempo di farci perdere quegli istanti che avvengono intorno a noi. Ci danno la capacità di vivere esperienze multiple a livello emotivo e razionale, amplificano le nostre capacità e la portata delle nostre azioni, generando una dimensione parallela, più veloce ed estesa della nostra esistenza fisica, tant’è che a volte ci rifugiamo in essa nel caso la “vita reale” risultasse noiosa. Provate a pensare cosa fate quando siete in attesa o quando passate da un impegno ad un altro. Anche solo pochi secondi diventano occasione per entrare nella propria vita virtuale. Questa necessità deriva dall’irrefrenabile desiderio, inconscio per i molti, di riprodurre, affermare ed elevare costantemente il proprio io. La possibilità di farlo in una piazza, anche se virtuale, dove non si conosce il numero di persone potenzialmente capaci di “sentire” rende effimera la realtà che ci sta intorno.
L’uso smodato di questa tecnologia ci ha portato ad un ammorbamento per questi strumenti che hanno sostituito da tempo i nostri “tempi morti” in cui ci distaccavamo dai nostri impegni e osservavamo l’esterno della nostra sfera privata. Ma c’è di più: oltre a ciò e nemmeno troppo lentamente, stiamo assistendo ad un erosione da parte della nostra vita “online” rispetto a quella “offline”. Fino a che punto saremo disposti a rinunciare all’identità fisica per una maggiore affermazione del nostro profilo tecnologico?
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