“Domino-Domino” (2007), pone al centro del mio operare nello spazio non tanto la modularità geometrica, tipica della scuola minimalista americana, ma la tensione costruttivista e l’energia delle strutture dai volumi geometrici dal diretto impatto visivo.Le figure solide, cubi o parallelepipedi che siano concretizzano strutture primarie immaginate e materializzate con elementi metallici modulari posizionati in modo da misurare e modificare la percezione dello spazio.L’installazione di elementi al suolo ha una specifica connessione con lo spazio in cui si colloca che mette al centro dell’azione lo spettatore: l’ente percettivo della struttura di metallo e di una fonte di luce, possibilmente naturale, in grado di animare l’opera.“Domino –Domino ”, dittico di strutture primarie di oltre 40 kg in ferro, ottone e rame, in parte evoca un gioco appassionante, riprodotto in grande e dall’ altra sorprende e coinvolge i sensi dello spettatore per la sua espansione nello spazio, determinando una originale poetica spazialista tridimensionale, mai impersonale o fredda, da “toccare” con gli occhi e le mani più che da raccontare.
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celeste,
Commenti 6
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