ISTANTANEE (t →∞)

Questo lavoro nasce dalla fascinazione per la storia della prima fotografia, quando per scattare un ritratto era necessaria una posa molto lunga, e da una serie domande su ciò che mostriamo sulla nostra superficie più visibile: il viso, appunto (lat. visum, part. pass verbo Video, ciò che è visto).
Ho chiesto a sette persone di posare di fronte alla macchina fotografica, offrendomi il loro migliore sorriso e di tenerlo il più a lungo possibile, come se fossero di fronte a un apparecchio di fine Ottocento.
Sul loro viso si sono avvicendate infinite micro-espressioni, passando - in alcuni casi- dal riso al pianto. I volti si trasformano in maschere mobili sulle quali, loro malgrado, si proiettano in un continuum fluido, tutte espressioni che sfuggono al controllo.
ll titolo rimanda allo studio dei limiti in matematica: cosa accade a y se il tempo tende a infinito?
Cosa accade se si costringe alla durata un gesto spontaneo e immediato come un sorriso?

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