Mi arrampico senza vedere

Mi arrampico senza vedere

Pittura, Felicità, Astratto informale, Tecnica mista, 100x50x3cm
“Mi arrampico senza vedere” si pone tra le opere più intime del giovane artista Ciro Pompeo. Partendo dalla leggerezza dei materiali adoperati si approda alla solidità del messaggio “tra gesto, materia e colore”. Una materia innovativa, apparentemente senza alcuna connotazione, che dalla purezza del poliestere espanso esprime l’anima dell’autore senza alcun pregiudizio. A questo punto questa tela immaginaria, cede lo spazio all’emozione dell’artista che sapientemente sa ancorare il tutto attraverso la materia imperitura delle bianche paste cementizie. Sarà il supporto materico al quale si salderanno i colori vividi e lucenti di Pompeo: rosso, blu e giallo. I colori primari che dominano la composizione per dare comunque spazio agli arancioni, i viola ed il verde. La tavolozza adoperata si presta alla lettura del verde simbolo del bene e della speranza che caratterizza la dinamicità di quest’opera, assieme al blu che irrompe sulla bianca materia con slancio irruente proiettandosi verso il futuro. I colori “si arrampicano” nel bianco, senza sapere come ne “vedere” cosa possa esserci dall’altra parte; agli occhi dell’autore l’altro diverso da se è puro e meritevole di fiducia, anche “senza vedere”.
Un artista che guarda avanti non come fuga, ma come impegno concreto a trovare nuove soluzioni. E’ la propensione al cambiamento l’unica scelta possibile che può salvare l’individuo da quello che lo circonda, senza maidimenticare le proprie esperienze e le proprie tradizioni. Il vissuto di ciascuno di noi appunto, abilmente rappresentato dall’artista attraverso l’utilizzo di materiali vissuti, come il legno raccolto sulla riva del mare. A conferma di tutto ciò l’esperienza personale di Ciro Pompeo che da giovane imprenditore, ha saputo resistere alla tempesta dei nostri tempi con coraggio e « guardando avanti ». Conoscendolo di persona scoprirete voi stessi il suo carattere solare, allegro, ed espansivo che riesce a trasmettere “positività”. Egli crea per "vivere" e non per "sopravvivere” o peggio per evadere scappando in altre direzioni. Il giovane artista attraverso la sperimentazione sviluppa i suoi progetti trasformandoli da sogni in obiettivi e viceversa. Bisogna allontanare l’idea dell’artista emarginato-solitario, o peggio ancora che si esprime per ritagliarsi una “gabbia dorata” all’interno del suo microcosmo. L’artista oggi è più che mai inserito nel suo contesto sociale, vivendolo con partecipazione emotiva ed operando in maniera costruttiva.
Commentato da Cristoforo Russo della redazione di “Ephemerides”

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