Solitudine, autoritratto dell'inconscio

Solitudine, autoritratto dell'inconscio

tecnica: collage su supporto ligneo

“Solitudine, autoritratto dell’inconscio”
L’opera è un collage di immagini fotografiche e fumetti, realizzata su supporto ligneo, di dimensione 176 x 105 x 5 cm.
Lo sfondo è realizzato della sovrapposizione di fotografie in bianco e nero: un unico piano di toni di grigio e nero su cui idealmente si proiettano, come un flusso di coscienza, figure umane, luoghi, sogni, ricordi, immagini del mondo che si scompongono e ricompongono, si fondono l’una nell’altra, mettendosi in contrapposizione, a raffigurare l’infinita complessità di ciò che mi circonda, creando una rappresentazione del mondo visto attraverso le immagini di volti umani, della loro sofferenza, dei loro dolori come anche dei loro sorrisi, immagini di lontane città mai visitate, di fantasmi e di rovine, e di luoghi perduti della mia infanzia (L’Aquila, la mia città in rovina, è presente in molte immagini). Un labirinto dell’anima, in cui i pensieri si mescolano alle paure, le illusioni ai ricordi, dove il mondo nella sua sconfinata brutalità si sovrappone ai sogni, dove gli incubi si fondono e confondono con la realtà.
Il labirinto di fumetti si pone su di un altro livello percettivo, emergendo come elemento tridimensionale dal piano delle fotografie. Con la sua geometria di confusi percorsi ortogonali genera il vero e proprio labirinto fisico, luogo in cui il protagonista dell’opera (il puffo Tontolone) si è smarrito, arrivando però in prossimità del suo centro.
Cercare la strada per uscire dal labirinto ci porta immancabilmente nel suo profondo e oscuro centro, luogo dell’anima in cui sono celate le nostre più profonde paure e angosce… Il minatore, oscuro guardiano silente posto al centro del labirinto quasi a voler ricercare un’assonanza con l’antico minotauro, è colui che, sprofondato nel cuore della terra, ne è prigioniero e custode, vincolato alla materia e ormai parte di essa indissolubilmente, guardiano del mondo materiale che inesorabilmente ci imprigiona.
Solo perdendosi e raggiungendo il centro del labirinto, il centro di noi stessi e della nostra anima, saremo in grado di uscire dall’abisso, di ritrovare la strada che ci può portare fuori, facendoci rinascere con una nuova consapevolezza, e con una diversa comprensione di noi stessi in rapporto al mondo che ci circonda.

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Commenti 4

mario dagrada
10 anni fa
mario dagrada Artista
Sono pienamente d'accoro con te che per ritrovare la strada si deve arrivare alò centro del labirinto. Bravissimo
Monomax    M. Soldi
10 anni fa
Monomax M. Soldi Artista, Art lover
Mi piace molto! Bravo!
La solutidine è un fatto naturale, si nasc soli e si muore soli; la vera variabile è percorrere il nostro Labirinto con la paura e il desiderio di incontrare e vincere il Minotauro che vi dimora ... e che spesso è il nostro alter ego

Affasciante e terrificante al medesimo tempo ... Credo che la solitudine sia il necessario ingrediente che talora serve per ridare vita alla costruzione continua del nostro labirinto allontanadosi dal vezzo della solitudine come rifugio ...

Complimenti!

max_^/
Maristella  Angeli
10 anni fa
Maristella Angeli Artista, Pittore
Interessante elaborazione!
Lino Bianco
10 anni fa
Lino Bianco Artista
Straordinaria. Bravissimo. Ciao,
Lino

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