Fango

Fango

Il progetto è chiamato FANGO, forme e colori sepolti, ed è stato sviluppato e portato avanti attraverso una ricerca inizialmente fotografica e di tipo documentaristico, avviata nelle province di Napoli e Caserta.
Successivamente, al linguaggio fotografico è stata affiancata una ricerca prima pittorica poi plastica. Dalla combinazione di queste diverse espressioni artistiche è nato il progetto vero e proprio.
“Fango” attraverso una visone contaminata del territorio e di chi lo vive, cerca di dare un volto al condizionamento fisico e mentale che il disastro ambientale opera su chi ne fa inevitabilmente parte. Gli autori del progetto cominciano a rapportarsi con i luoghi e lo spazio vissuti in maniera diversa, secondo logiche ed azioni condizionate dal contesto socio-ambientale che creando interferenza tra il dato reale, quello teorizzato e quello nato da esasperazione e disperazione, contribuisce alla resa cromatica e formale delle opere appartenenti al progetto.

Quanto più forte è il legame tra uomo e terra tanto più alto è il grado di sofferenza che entrambi provano. Si oltrepassano i confini della semplice convivenza fino a toccare sentimenti compassionevoli, solitamente sentiti dagli uomini verso altri uomini che soffrono e non dagli uomini verso terreni, alberi, radici. La proiezione di uno stato d’animo personale, influenzato dal contesto prima prospettato, nella forma e nel colore di un elemento naturale che sia devastato o no dal disastro ambientale, diviene riconoscimento ed attribuzione dello stesso stato d’animo proprio a quella forma e a quel colore. L’elemento radice, l’elemento tronco, l’elemento acqua, si fanno specchio e riflettono tutta l’esasperazione, l’insofferenza, la rabbia e in taluni casi la rassegnazione di chi legato al territorio si sente lentamente avvelenare allo stesso modo. Contagio che se da un lato ammala e uccide chi ne viene a contatto, dall’altro ,in’un’attesa senza fine, logora con sospetti paure e bugie le convinzioni di chi della terra vorrebbe ancora fidarsi.

Gli elementi costitutivi le opere vengono raccolti sia in contesti di degrado ambientale sia in territori in situazione di apparente normalità contadina o cittadina, senza dunque privilegiare aspetti magari più eclatanti quali rifiuti dissepolti roghi o acque inquinate. Legno, ferro, plastica e una smisurata quantità di altri diversi materiali danno vita ad un infinito archivio da cui poter attingere. Assemblati, modificati o bruciati, spesso lasciati così come si presentano essi diventano, o lo sono già, forma e colore, testimonianze di un territorio unico e di quanto il suo martirio possa condizionare il quotidiano ed il fare di ognuno di noi.

Il progetto si compone di 18 opere pittoriche, 15 sculture ed altrettante installazioni, laddove per istallazione si intende lo scatto fotografico raffigurante la scultura o elemento scultoreo, combinato al paesaggio e soggetto a tutte le recriminazioni possibili.

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