A MAN WALKING ACROSS A PIAZZA - Erupting ( UOMO CHE CAMMINA SU UNA PIAZZA, Erutta

Installazione, Politico/Sociale, Figura umana, Materiali vari, 89x159x50cm
“ UOMO CHE CAMMINA SU UNA PIAZZA
Erutta”

carta da incisione, filo di rame, lastre in alluminio, ferro, ruote, altoparlanti, amplificatore, lettore micro sd, bicchieri, vino
89 x 159 x 50
2012


Quando mi si è presentata nel campo immaginativo la scultura ho visto come doveva essere formalmente e come doveva suonare. Il suono dei passi è una camminata lungo l’asse verticale prima ed orizzontale poi nella parte superiore della scultura stessa, in un movimento a croce, con degli stop al centro e ai limiti. Poi c’è il rutto o l’ERUZIONE, il terremoto. Non solo nel suono ma anche nel titolo volutamente si cerca l’ambiguità; ambiguità che potrebbe anche insinuarsi nello spettatore nel momento in cui il suo sguardo cade sui bicchieri di vino : “posso bere il vino oppure no ?” ; “è vino o sangue ?; “perché rispetto al tutto è la parte più vicina al suolo ?
La scelta di usare per il piano superiore un materiale riflettente (alluminio) risponde essenzialmente a
consentire di riflettere la sagoma posta inferiormente al piano di calpestio dell’uomo/scultura; sagoma che
ritroviamo esattamente sopra, sull’asse verticale del suddetto piano di calpestio. Non so bene se mi stessi
domandando se nel momento in cui lo spettatore vede la sagoma riflessa, possa perdere di consistenza, nella sua coscienza, la sagoma che si legge in positivo, cioè quella sopra e ciò metta in atto qualche sorta di transfert.
Il piano di calpestio è composto da stratificazioni di carta da incisione contrappuntati da avvallamenti,
inclinazioni dell’impalpabile su un asse verticale con movimento scomposto, che distrattamente si potrebbero
leggere come buchi.
Il piano di calpestio è sostenuto da un elemento in forma di parallelepipedo, composto da strati di carta da
incisione incollati nel cui centro c’è la possibilità di attraversare le stratificazioni: stratificazioni di carta,di
senso, di qualsiasi cosa. E’ un attraversamento, non è una apertura. Pori della pelle che non mettono in relazione
un dentro con un fuori, perchè si va oltre il paradigma “del dentro e del fuori”, oltre le dicotomie.
I pezzetti di carta che strutturano questo elemento sono stati tagliati con le mani sull’asse orizzontale e
successivamente incollati. Per ogni livello degli strati si è matematicamente-geometricamente deciso come dovesse essere; quindi ho avuto una notevole quantità di decisioni nei minimi dettagli e questa relazione ha tenuto conto degli elementi verticalmente attigui e orizzontalmente dirimpettai. Gli altri elementi che si trovano sull’elemento in alluminio, sono altri territori lontani o vicini alla piazza dell’uomo/scultura, non si sa quanto.
L’apparecchiatura tecnica sottostante la lastra di alluminio è stata pensata in modo che si integri con il senso
generale della scultura, quindi non è stata volutamente occultata.
Per l’uomo ho usato del filo di rame che ho poi intrecciato; per questo elemento mi interessava usare un
materiale che visivamente dimostrasse la sua malleabilità, la sua completa precarietà nella forma, la sua
grande potenzialità nel trasformarsi in un'altra forma. Tuttavia, se guardiamo attentamente l’uomo/scultura, ravvisiamo una certa ostinazione: ostinazione della forma, del suo camminare verso un qualche cosa, impossibilità di perdere la memoria della sua forma. E’ una figura che ha una memoria che non è un labirinto, ma ha consistenza liquida.
E poi la scultura è anche un carrello, un carrello porta vivande, porta senso, porta guai se si rompono i bicchieri; ha ruote di ferro, ruote atte a muoversi su un binario, data la loro scanalatura.
E’ una scultura conviviale, vuole condividere, non vuole metterti in trappola .
La puoi consumare, rinnovare, osannare, perturbare, adulare, puoi ululare…tutto a seconda dell’umore .

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