Si oscura la montagna e ruba il rosso alle foglie dell'autunno
Questi paesaggi, che costituiscono un tema costante della sua indagine, coinvolgono l'osservatore su diversi piani di lettura: lo spazio, il tempo, la luce, l'ombra, la terra, l'orizzonte, l'anatomia dello spazio, la sua memoria.
I segni si infittiscono, si sovrappongono e si intrecciano nelle vedute delle Dolomiti, esprimendo una gestualità impulsiva; le vette elevate, massicce e contemporaneamente sublimi sono immerse nel vuoto silenzioso dello spazio circostante. Domina una visione ravvicinata atta a esaltare la forza comunicativa di quelle masse poderose che si stagliano di fronte all'osservatore con la loro solitaria altitudine.
In esse emerge appieno quel sentimento del sublime nato dalla particolare disposizione d'animo dell'artista, in cui l'esperienza soggettiva si confronta con la grandezza della natura. Nell'elaborazione dell'opera l'artista trascende la percezione oggettiva del luogo per restituire una visione completamente interiore, generata dagli innumerevoli ricordi e stati d'animo sedimentati nel vissuto personale.
Nel lirico equilibrio tra figurativo e non figurativo, le opere di Cristiano Vettore manifestano la coerenza della sua ricerca, capace di liberare l'occhio dalle abitudini percettive attraverso un rapporto intimo ed emotivo con il paesaggio. Nasce una visione soggettiva della natura, intesa come morfologia emozionale, i cui confini sono sempre più difficilmente percepibili e controllabili.
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