corpoRazione

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Su un isolotto costituito da una lastra di polistirolo sagomata, giace disteso il corpo di una donna. Il corpo, simile a un Gulliver o a quello di un profugo, si presenta tutto legato e braccato da moltitudini di legnetti e micro strutture, in molte parti si ergono bandierine di varie nazioni, sulla vetta di un seno o sul promontorio di un ginocchio. Tutto intorno al corpo, sulle "coste" dell'isolotto, tantissimi ombrellini di carta ricreano un ipotetico litorale marino per la balneazione. Tutte le micro strutture utilizzate, dalle bandierine agli ombrellini, dagli stuzzicadenti alle cannucce, sono in realtà decori utilizzati comunemente per guarnire il cibo durante party e feste.
Una performance dove il corpo è "disinnescato" dalle proprie potenzialità, fantoccio di sé stesso, catturato, costretto, incastonato tra una miriade di scintillanti e coloratissimi cotillons, da stuzzicadenti che come frecce lo inchiodano a terra, guarnizioni inoffensive che mostrano il loro lato oscuro, diventando "ridicole"e pungenti armi, e dove le classiche bandierine delle nazioni, solitamente infilzate nelle tartine, demarcano e dividono ossessivamente il corpo a porzioni, come una mappa da conquistare e fagocitare politicamente, come un campo di un'ipotetica battaglia di avide conquiste. Ma il mondo esterno non e' che lo specchio di un mondo interiore, sede di conflitti e frammentazioni, di lotte fra varie parti condizionate, fra reale e artificiale, fino a uno scollegamento paradossale dell'uomo da sé stesso, e di conseguenza da tutto il resto.
Un colpo d'occhio può essere sufficiente perché l'apparizione di questa visione arrivi al pubblico, come il poterla fissare a lungo, rincorrendo con lo sguardo le meticolose miniature, perdendosi dentro gli spaghi e i decori, le impalcature architettoniche degli abiti come tensostrutture provvisorie, girando attorno a questa piattaforma, a questa specie di isola astratta, di iceberg perso nel vuoto.

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