La distanza dagli occhi
l’immagine come risorsa sia della memoria che della creazione.
Viene messo in scena un teatro della visione: il rapporto tra guardante e guardato, soggetto e oggetto della
visione, il loro vicendevole allontanarsi e avvicinarsi, distinguersi e confondersi.
La visione è l’impronta che il mondo lascia nell’uomo, ed egli si trova collocato come dinanzi ad una sorta di
rettangolo privilegiato in cui traguarda la sua storia e sé stesso.
E’ la memoria il luogo dove la visione continua il suo tragitto all’interno dell’uomo, come all’interno di un
ritornello che viene intonato in modo sempre diverso.
La memoria è un luogo-corpo: qui le sensazioni che hanno animato luoghi ed eventi vestono come abiti le
immagini, che sono corpi iscritti nel corpo. E’ il luogo di improvvisi ritorni e improvvise dipartite. Essa, insieme al sogno e all’immaginazione, ci rivela scombinandole, che le misurazioni stabilite in distanze e prossimità ragionevoli da ogni cosa, non sono che approssimazioni pronte a mutare e a mutarci.
"Anche in loro, come in colui che crea, l’anima si libera della materia, non perché la rifiuti, ma perché la fa
propria con tanta intensità da trapassarla. Anche in loro, nei momenti più alti, nulla è lontano, nulla vicino,
non c’è altezza per l’anima irraggiungibile, bassezza che sia bassa. Anche in loro si ripete quanto avviene
nel poeta".
(Hugo von Hofmannsthal Il poeta e il nostro tempo)
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