Crisalide 20 WR
Per parlare di Simona Ragazzi bisogna innanzi tutto parlare della sua poliedria, dove nulla é secondario o al servizio di, ma tutto fa parte di un percorso che, pur non seguendo sempre la stessa strada, sceglie sempre la strada meno facile, o almeno, come Robert Frost, quella meno ovvia.
E la fotografia di Simona spiazza, non è nulla di quello che ti aspetteresti, il suo modo di trasmutazione tra la concretezza immediata di una opera solida alla soavità leggera di una immagine permette passi di assoluta forza e profondità. Sono passi assoluti.
Questo punto di partenza é essenziale per porsi davanti alle sue opere fotografiche, non si può prescindere da questo aspetto mobile quando ci si avvicina alla Simona fotografa.
E apprestandosi a leggere i suoi temi fotografici dell’artista Simona Ragazzi si percepisce che Crisalidi sono tra le opere più interessati.
Ogni riferimento alla crisalide non può prescindere, nel sapere diffuso, dal concetto intrinseco di trasformazione.
In qualche modo questo viene associato alla massima alchemica che le conferirebbe, sulla base del principio che “ciò che continuamente si trasforma non può deperire”, un’aura di immortalità.
Nella immortalità non è il bruco, né la crisalide a morire, e forse nemmeno la farfalla, se il tutto è visto in una più ampia prospettiva di mutamento, allora ogni cosa rimane trasformando si in continuazione finché forse, un domani lontano, non può che ritornare ciò che era.
Come la stessa Ragazzi afferma, le fotografie “..simboleggiano l’opera trasmutativa.. la continua e inarrestabile trasformazione dei miei lavori scultorei. Immortalare uno stadio della creazione come canto effimero, transitorio e circoscritto nel tempo… come poesie, meravigliose farfalle, reticoli di memoria..” Un lavoro sul lavoro..
La ricerca-documentazione fotografica dell’artista “Crisalidi” non è un lavoro a supporto dell’altro scultoreo- ceramico, essa vive di natura propria traendo forza e proposizione concettuale da essa. Infatti vi è un attimo in cui il filtro della percezione di un’artista è capace di trasformare. attraverso sapienti giochi di luce e ombre, il rivestimento, che diventerà vetroso sulle proprie opere, in poesia silenziosa . Cristallizzare l’istante della poesia nel continuo mutamento di realtà..... in questo caso prima della trasformazione del fuoco.
Il tema della trasformazione e dello scorrere del tempo è molto caro all’artista.
Le sue opere scultoree “Sequenze”, diventano una serie di rappresentazioni dicotomiche in cui l’immagine “in divenire” viene accostata al suo successivo - non ultimo- divenire, idealmente proiettato come percezione di essa che è in continuo evolvere, tra sentimenti, emozioni, ricordi e altre umane instabilità. In questo modo questa serie di opere presta il fianco alle altre e si accompagna anche al lavoro fotografico viaggi che é un divenire reale e rappresentato in modo esplicito.
Il tutto a rappresentare, alla Gerhard Richter, come il lavoro di Simona sia una continua ricerca senza sosta, passi, passi lunghi, passi più o meno meditati, passi dell'anima e del cuore, ed é un piacere vivere con lei questi passi.
Simone Di Franceschi
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