Così come l'entropia.
duplice rapporto tra identità e memoria. Memoria intesa come cronaca
collettiva ed individuale, e tempo come residuo, testimonianza di un
futuro perduto, forse intrappolato nella sua stessa natura circolare.
Un lavorio pittorico fatto di Immagini non pure, mai pienamente affidabili, che la percezione
articola in una serie di rappresentazioni e di conseguenti azioni
visceralmente dipendenti dall’esperienza, ma anche di segni epifanici che
lasciano presagire una qualche possibilità in divenire.
La superficie pittorica si permea di una dimensione sospesa tra realtà e
immaginazione, precaria e naturalmente nomade. Nella ricerca di una
possibile radice, mi concentro, almeno all’inizio, su un accumulo di
immagini sature del passaggio umano, appartenenti all'iconografia che il
tempo, nella sua circolarità, ha contribuito a codificare. È a questo punto
che trova forma quell’ossessione che la pratica pittorica trasla nel ritmo di
strati epidermici su cui intervengo ammassando tentativi, recuperi,
fallimenti e nuove suggestioni.
Il mio interesse si schiude verso una dimensione insondabile, in cui è
il dubbio l’unica possibile rivelazione. E la comparsa sulla tela di queste
tracce non è la conferma di aver scovato qualcosa, ma la testimonianza di
una rimozione e l'apparire di una serie di ipotesi.
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