Drowning by time
Il territorio lungo il grande fiume è protagonista e soggetto della storia; il luogo è l’attore principale; la percezione delle particolarità di questi ambienti è il punto di vista privilegiato da cui nasce l’ispirazione per il video.
Il titolo, “DROWNING BY TIME” (trad. affogato dal tempo) gioca con la somiglianza tra il termine drowning (affogamento) e drawing (disegno). Questo gioco di parole ha come protagonisti il territorio disegnato dal fiume e dal suo delta e l’affogamento fisico (piene e alluvioni) e a volte intellettuale dei luoghi.
Per questa ragione il video si sviluppa su due livelli complementariIl e paralleli.
Nel primo il racconto si snoda alla scoperta delle acque e del mondo che vive sulle rive, le attività dell’uomo, il suo rapporto con la natura, il fluire dei giorni e delle stagioni, i mutamenti dell’ambiente, l’infinita calma del fiume. Insieme al senso del luogo, con la camera che si posa sulle immagini dell’ambiente fluviale fatto di suoni e colori, regna una dimensione temporale in cui lo scorrere dell’acqua, i cambi di luce, il vento, gli ambienti circostanti definiscono il “tempo delle cose”, con il loro degrado e il disuso che generano logorazione, il “tempo degli uomini”, del lavoro, delle feste e della vita di paese, e il “tempo del fiume”, che è il tempo dell’infinito, nel quale l’acqua fluviale diventa figura dell’irrevocabile, una clessidra definitiva.
Nel secondo, il tema principale non è il fiume, ma l'uomo, le persone che popolano quei luoghi, il loro lavoro. Il tutto trasfigurato e decontestualizzato in modo ironico e critico. Visivamente si traduce in una sovrabbondanza di colori, digital art, fake reality, 3D e noise, per rappresentare un territorio a volte ostile ed inospitale. Luoghi paludosi, che hanno dimenticato il loro passato, agli estremi del Delta del Po. Lo spazio, da pianura sconfinata ed aperta, diventa chiuso, limitato e regolamentato, anche quello sociale e delle relazioni. Uno spazio che purtroppo non si reinventa, non si reinterpreta e spesso, sotto molti aspetti, muore.
I suoni e la musica hanno la medesima importanza delle immagini in questo progetto, dialogano con esse, da Mozart al noise digitale, dal death metal alla musica leggera italiana al pop, dai suoni della natura a quelli più artificiali.
E' dunque un film su una terra selvaggia ed unica, che spesso diventa una barriera culturale, che limita l'orizzonte, nonostante qui l’orizzonte reale non abbia ostacoli.
“Qui intorno al Delta del Po, l’uomo pare aver vinto: ma è una vittoria precaria, stentata, la sua. La palude, imprigionata, repressa, traspare in ogni luogo, diffonde nell’aria la sua profonda, vergine, selvaggia, nordica malinconia.
Tutto è imprigionato d’acqua dolce, rafferma: le smisurate distese di prati, gli alti argini sui canali, le boscaglie corrose, le file di pioppi: tutto è legato, impastato fuso, da una mano di grigio, da un tono di suprema, umile malinconia”.
(Pier Paolo Pasolini, La lunga strada di sabbia)
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