universo
ha concepito per il sagrato della Chiesa di San Michele.
Inspirandosi anche al “ dimezzamento” del Visconte di Calvino, l’artista esplora formalmente quelle linee di demarcazione etica- fra bene e male, fra l’utile e il giusto- che emotivamente percepiamo articolare la nostra geologia interiore.
Lo fa con dei volumi di alluminio che vien da leggere come stoppie riarse, o scisti rubati da un sisma alla millenaria fissità di un apparente equilibrio. Nei loro anfratti si respira il peso caliginoso del dramma, ma si intravede la luce; si sperimenta il dualismo tormentato che la nostra tradizione ha convogliato in un arte di sublimi Crocifissi ma le cui radici culturali si annidano nelle lacerazioni del mondo precristiano.
D’altronde, “ …soltanto cosi un’opera d’arte può compiere la sua funzione catartica: per mezzo di una forma perfetta data da un contenuto che non può essere che torbido, oscuro, ambiguo, e intriso di morte; in altre parole, mitico: giacché è il mito, appunto,che rispecchia la polivalenza dell’esistere, e sottintende sempre la esigenza di una salvazione per mezzo di un totale rinnovamento:morte e risurrezione”.
Fulvio dell’Agnese
Commenti 0
Inserisci commento