Scultura, Astratto informale, Metallo, 50x80x40cm
M.Winnik ribadisce un interesse quasi ossessivo per ciò che,nella scultura,nega alle forme lo status di oggetto.Correlativamente introduce ad una morfologia naturale nella quale non è rintracciabile né la presenza della mano né quella dei procedimenti tecnici che portano alla realizzazione dell'opera.L'artista,inoltre,ha del vuoto un'idea precisa:è l'esperienza che conduce alla pienezza,la porta stretta che avvia a ciò che alimenta la materialità del linguaggio plastico e la praticabilità dell'esperienza del reale.Risultati:tracce che evocano l'argilla primordiale e i frammenti di eventi cosmogonici, segni e gesti comunque svilupati al di fuori di un'idea storica della forma e anteriori perfino al modello archetipale.Nonostante questa tensione al primordiale le tracce della Winnik non hanno nulla di organicistico.Esse conservano piutosto la spinta energetica che interviene a stamparsi sulla realtà dei repperti focalizzando un'attenzione creativa che non ha nulla che fare con la mitologia energetica del poverismo.Qui infatti,la forza viene recapita come variabile eroica dentro un'economia che è sempre sul punto di rilevarla facendola esplodere nell'attimo della sua massima tensione.
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celeste,
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