Dreaming about Burning Man
Directed by: Gaia La Rouge
Music by: Machine aka Tommaso Marasma
Vince il premio "Most Topic Connection Film" al "Black Box Film & Art Festival" (Nevada, U.S.A, Aprile 2013)
Selezionato al RIFF-Rome Independent Film Festival (Roma, Italia, Marzo 2014)
“It’s amazing the way people express themselves”. “E’ sorprendente come le persone hanno bisogno di esprimere se stesse”, è l’affermazione di uno dei personaggi intervistati ed è il concept principale di questo film che racconta attraverso in video uno degli eventi più straordinari che avvengono negli Stati Uniti, dedicato interamente alla libertà di espressione, all’arte, alla creatività, alla natura, alla libertà. Libertà di espressione, libertà di pensiero e di creazione. Il tutto in un contesto speciale, quello del deserto del Nevada, location perfetta per un racconto reale e poetico nello stesso momento, realizzato attraverso un occhio vigile e attento, quello della persona che sta dietro alla macchina da presa, che non prende posizione, che non da giudizi, ma lascia raccontare attraverso immagini, suoni e parole dei protagonisti in maniera personale, ma neutrale.
La struttura narrativa è composta da due livelli: il racconto per immagini, con sottofondo musicale molto affine, mai alterato, sempre di accompagnamento, come un fil rouge che ci porta a scoprire persone, luoghi, installazioni, luci e dettagli; e il racconto per parole, utilizzando l’intervista. L’autore punta l’obiettivo in modo non invadente, mettendo a proprio agio i partecipanti al festival lasciando loro libertà di espressione, e di raccontare dal loro punto di vista pensieri, sentimenti e idee sul Burning Man. L’insieme delle parole delle diverse persone (uomini e donne, giovani e più anziani, organizzatori e spettatori) lascia allo spettatore un quadro omogeneo e chiaro di ciò che può essere l’evento Burning man, pur non avendolo vissuto in prima persona. Pur non essendo li fisicamente.
Il racconto per immagine: il paesaggio cambia lentamente. Il regista porta lo spettatore a interagire osservando dettagli diversi, con uno stile molto delicato, come a voler riprendere il mood del luogo che stiamo visitando. Un mood tranquillo, senza giudizi e virate forti o violente dell’inquadratura, ma fatto di immagini a volte “sabbiose”, dai colori tenui, ancora una volta per far vivere allo spettatore la sensazione di esserci. E’ uno svolgimento lineare, un racconto di una storia. La scenografia del deserto non viene disturbata dalla regia, che racconta in maniera obiettiva quello che accade, con tocchi personali di tagli narrativi, chiusure su dettagli, musica non invadente, ma di supporto necessario.
Importante la differenza descrittiva di Burning man tra giorno e notte. Il film cambia registro: dalla luce del deserto diurna all’oscurità notturna, viva, misteriosa e affascinante grazie al fuoco e ai suoi giochi.
Di giorno vediamo: persone, travestimenti, sfilate di gruppi di persone, carri e carrozze a forme di teschio, di nave, di drago, di squalo, una carrozzina nel deserto che si muove da sola, mossa dal vento.
Di notte l’impatto cambia. Lo spettatore assiste a un mondo tra il grottesco e il giocoso. Con un fascino irripetibile, e anche un po’ di paura. La paura delle cose che si consumano, che si devono lasciare andare. La playa è stata palcoscenico di energia e creatività, ma che pian piano si è consumata, lasciando resti e cenere.
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