Rientra nel ciclo della de-figurazione dell’Eros del quale M. Campitelli ha scritto: “Una figuralità (de)figurata, che nel momento in cui si afferma, contemporaneamente si comprime e si svuota, anche di riconoscibilità, rastremandosi in giochi visivi allusivi, che dicono e non dicono, assottigliandosi, spiritualizzandosi in qualche modo verso quel sublime che attraversa la sua tensione espressiva”.
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celeste,
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