SOS PESA
Il mio lavoro consiste principalmente nel confluire una memoria personale stratificata nei miei vari spostamenti, dal Kirghizistan sovietico (dove sono nata) allo Stato di Israele e infine all’Italia. In trent’anni si sovrappongono due sradicamenti, tre lingue (russa, ebraica ed italiana) e tre identità nazionali. Affronto il groviglio identitario delle appartenenze multiple, con un’estetica che risente dei modelli culturali dei vari territori da me attraversati ; gioco con le icone dell’utopia, con l’immaginario della Dusha (anima) russa e con la nostalgia per una vanità di paese. Un desiderio di libertà. Falce e martello sono arrugginiti, appesi su faccia e collo, vetrificati dalla patina del tempo. Dietro la sobria vanità contadina si nasconde un’idea fissa: il perseguimento della felicità individuale. Il risultato, che si manifesta in fotografie è la creazione/evocazione di situazioni che concernono sia il passato, la Storia, una storia filtrata da un’esperienza personale diretta, sia un presente in cui la mia opera si inscrive aprendo all’Altro.
La molteplicità, frutto della frattura della separazione del dislocamento, sfidando l’esclusivismo monologico su cui si basano le identità nazionali e le appartenenze collettive. Riconoscimento di una inevitabile eterogeneità e diversità, dando forma ad una idea di identità che vive nella differenza e attraverso la differenza.
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