Sacrificium - Polittico di Marsia
Dell’Hungerkünstler mi ha intensamente colpito la smania costante di “superare […] se stesso sino a un punto incredibile, perché sentiva che le sue possibilità […] erano addirittura illimitate”: un tale desiderio di tendere continuamente all’infinito, al “sovra-umano” quindi, mi ha fatto scorgere in questa figura letteraria uno degli archetipi stessi della sfida al divino. Proprio per questo motivo, nella realizzazione dell’opera, mi sono voluto richiamare in primis all’antico mito greco del satiro Marsia. Allo stesso modo del personaggio kafkiano – che in nome della propria arte si lascerà letteralmente morire di fame – anche il satiro sente infatti la brama della creazione artistica come un impulso irrefrenabile, una vocazione a cui dover dare espressione ad ogni costo, a prescindere da qualsiasi possibile ripercussione. E spinto da questo accanimento – in realtà un’autentica esigenza, quasi una condanna si potrebbe dire, che accomuna tanti artisti – Marsia arriverà, come è noto, a sfidare apertamente la divinità stessa, Apollo, nel tentativo di dimostrare la propria superiorità. Consapevolmente incurante di ogni possibile risvolto, anche drammatico, persino tragico. La pulsione ad annullarsi nell’Arte, ad immolarsi per essa, prevale anche in questo caso, nonostante tutto. Sacrificium appunto.
Con la forma stessa dell’opera – che volutamente richiama l’immagine della crocefissione – ho cercato di sottolineare la sacralità connessa a questo sacrificio, a prescindere da qualsiasi connotazione di tipo religioso.
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