Invasori ( Vincitori e vinti)  rivisitazione dei soldati Francesi di G. fattori con l'incontro tra G

Invasori ( Vincitori e vinti) rivisitazione dei soldati Francesi di G. fattori con l'incontro tra G

Pittura, Morte, Politico/Sociale, Tecnica mista, 92x28cm
L'opera è nata per denunciare la celebrazione dei 150 anni dell'unità d'Italia,
Il genere pittorico e un "Neo Surrealismo espressionista"
Le figure che compongono l'opera sono due braccia che vanno a formare la prima il re Vittorio Emanuele, mentre dipinta a tricolore Garibaldi.
Ci si avviava a celebrare il 150° nel solito clima enfatico e teatrale, così conforme al carattere italiano, quando il revanscismo neoborbonico e certa libellistica a sensazione hanno riproposto la questione Nord-Sud come cruciale e che più che mai divide il paese. Cosi alle spinte centrifughe del Nord, cominciano a corrispondere analoghe rivendicazioni “etniche” dal Mezzogiorno. Il fatto è che la questione meridionale al momento dell’unificazione venne sottovalutata. Si preferì “costruire” il mito dell’Italia unita, che non era mai esistita. Così per risvegliare la vena inaridita degli italiani, la letteratura romantica, da Massimo D’Azeglio a Tommaso Grossi, recuperò nel confuso repertorio del passato leggende di nobili cavalieri che difendono l’onore nazionale offeso e storie edificanti in cui rifulge l’eroismo italiano. Edmondo De Amicis, il più fantasioso di tutti, racconta le guerre di indipendenza ad uso degli scolari come la prova della volontà di redenzione di un popolo dimenticando di dire che le ultime due campagne furono vinte grazie ai francesi e ai prussiani e che la prima combattuta dai soli piemontesi fu persa ignominiosamente. Era questa l’Italia che Mazzini voleva tornasse
a primeggiare.

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