Mutatis Mutandi
L'opera è una trasposizione della mutazione nel tempo del corpo. Un corpo che si manifesta nelle somiglianze genetiche di tre individui diversi appartenenti alla stessa famiglia che si coprono candidamente dalla nudità e preservano una primigenia purezza. La direzione dello sguardo si apre in una diagonale che narra à rebour l’inesorabile passaggio del tempo sul corpo. L’innaturale inversione dalla figura più anziana a quella più giovane suggerisce allo spettatore una ciclicità della narrazione, un moto perpetuo che mai si interrompe e che al tempo stesso può essere biunivoco. L’immagine è centrata sullo sguardo deciso dei tre soggetti. L’anatomia dei corpi con le loro similitudini e naturali decadenze si lascia intravedere tra le pieghe di un lenzuolo bianco tenuto stretto tra le mani come a ricordo di un pudore che impone di nascondere le nudità. L’autoritratto è pensato come rappresentazione di un sé in fieri, lucida e al tempo stesso inconsapevole sovrapposizione di culture, sentimenti, abitudini e contrastanti identità.
Citazione delle tre età Klimtiane; omaggio a ciò che ci appartiene per natura o per virtù da cui non è concesso separarci. Un autoritratto immutato e mutante.
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