like a river stone

stanno, e guardano diritto, questi adolescenti sospesi. Gli occhi aperti, non battono ciglio, ma non son fermi. c’è un tremito sepolto in loro. un’energia reattiva accumulata.
sfidano l’inciviltà dell’incivilimento, questi adolescenti scavati, che sono soldati, anche quando sono angeli. chiusi nelle loro divise quotidiane, che vengono dalla strada. da un mondo edificato sui precetti d’immagine e icona, fuggevoli, volatili. in cui si son persi i riferimenti e i rapporti diretti con l’esterno, e con l’interno, e dove essi han trovato rifugio in una nuova, introversa, tribalità urbana. senza sorriso, senza parole, si oppongono, con un gesto (gesto scolpito). la realtà non è vivida. la natura -dell’uomo, della terra- è oramai lontana, sembra perduta. la distanza dell’uomo dalla natura, dallo spazio reale, è cresciuta. ora questi ragazzi hanno deciso di tornare alla terra, al bosco. escono dalla città. certo: ipod, jeans, spray. ma lo sguardo non è sperso, non vagola. disorientati, ma non perduti, ancora cercano. hanno deciso di rientrare. circospetti, al bosco. back to the forest (...) gdil