VIDERE VIDEOR

Come dice Barthes in La camera chiara : " Uno dei segni distintivi del nostro tempo è forse questo rovesciamento: noi viviamo conformemente a un immaginario generalizzato."
Così nella propria immagine non si cercano più i tratti caratterizzanti della propria figura, ciò che la rende distinta rispetto a tutte le altre, bensí i tratti comuni, ciò che la rende conforme ad un'immagine ideale.
Il ritratto cosí assume la forma del Ritratto Tipologico in cui l'immagine non riproduce le fattezze individuali, appunto, ma caratterizza un'immagine generica sicché divenga evidente l'appartenenza della persona raffigurata ad una determinata categoria e, attraverso tale appartenenza, ne sia poi possibile un'identificazione.
Un po' come nell'Arte Arcaica Greca dove uno stesso "tipo" di figura maschile barbuta serviva per rappresentare tanto Zeus quanto Ares, Poseidone ecc.. riconoscibili dall'attributo che di volta in volta cambiava.
Il ritratto odierno quindi, soprattutto quello amatoriale, è la forma esplicita del ri-trarsi ovvero del tirarsi indietro dell'identitá del soggetto in favore di una maschera, intendendo con tale termine, come giustamente afferma anche Calvino, "ciò che fa di un volto il prodotto di una società e della sua storia".
A quel punto il soggetto esponendosi oscilla constantemente tra un guadagno e una perdita, ovvero tra il guadagno della sua sostanza sociale e la perdita della sua identità.
In questa oscillazione non è più possibile stabilire alcuna priorità tra la maschera e il volto, anzi la maschera diviene la verità del volto perché lo rappresenta nel senso che ne è il sostituto, il "luogotenente".
Con il mascheramento il soggetto diventa soggetto di rappresentazione in due sensi ovvero come ciò che istituisce la rappresentazione e al contempo come ciò che entra in essa e ne prende parte, realizzando cosí il VIDERE VIDEOR di Descartes.
Sul VIDERE VIDEOR Descartes istituisce la visione intellettuale del cogito e la genesi della rappresentazione, mostrando il margine di oscillazione dettato dalla sua stessa sintassi ambigua: VIDEOR infatti, può significare tanto "sono visto" quanto "sembro", "appaio".
In questo margine, in questa soglia, l'essere visti e l'apparire, il ritrarsi e l'esporsi si alternano come un gioco di mille specchi, come un susseguirsi infinito di maschere nella desolazione di un paesaggio in rovina di cui rimangono solo i muri di facciata a testimonianza della reale beltà che fu.
(Il video presentato si intende da ripetersi in loop).

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