Studio sul movimento

Studio sul movimento

Alla fine di agosto del 2013 il termine selfie entra nell’Oxford English Dictionary. Selfie, che indica l’autoscatto realizzato con il telefonino, allungando la mano e riprendendosi da soli, è un nuovo modello di rappresentazione o di pubblicità di se stessi. E’ un modello sociale, un sistema comportamentale, una dimensione antropologica.
Selfie diventa la certificazione dell’esistenza mediatica.
La tecnologia rapida, alla portata di tutti, senza sedimentazione di pensiero, ha portato all’idea che il racconto della nostra vita debba essere consumato e dimenticato all’istante. In questo modo si è venuto a delineare il primato dell’immagine sull’esistenza, mettendoci di fronte, come scriveva Jean Baudrillard, allo “spettacolo della banalità”. Tutto è diventato visibile, tutto è materializzato nell’immagine; violenza dell’immagine e discredito della stessa crescono paralleli.
Il progetto Studio sul movimento riconsegna all’immagine quel valore indiziale di pseudo presenza o indicazione di un’assenza, che sovverte la sicurezza di una realtà oggettiva, portando alle estreme conseguenze l’affermazione di Minor White, secondo cui ogni fotografia è un autoritratto. Oggetti di uso comune, che indicano una presenza umana di cui rimane solo un’eco nelle immagini, si muovono per togliere l’equilibrio di apparente normalità, in cui la fotografia è usata per aumentare i dubbi e le incertezze. L’autoritratto dell’autore è nella combinazione degli elementi che si muovono nella sequenza delle 5 fotografie, formando una sorta di autoscatto onirico.

Piace a 1

Commenti 0

Inserisci commento

E' necessario effettuare il login o iscriversi per inserire il commento Login