Antica Vendemmia

Antica Vendemmia

Pittura, Memoria, Figura umana, Olio, 400x200x3cm

Sorgono e si ergono da lussureggianti grappoli d’uva, quasi esalazioni bacchiche inebrianti e ubriacanti, cercando

spazio in un enorme tino, i forti polpacci di maschi pigiatori. E’ il focus dell’ultima “sanguigna” di Lidia Croce (foto

del titolo, accanto a un altro suo lavoro; ndr), in esposizione da domani, martedì 7 settembre, nella Corte e nelle

Antiche Sale del peschiciano “Palazzo della Torre” (Via Colombo, 29) con altre opere della pittrice-scultrice ormai

peschiciana d’adozione e senese di residenza.

Rappresentazione di una delle centinaia, migliaia di scene appartenenti alla civiltà contadina ormai smarrite nella

memoria di pochi anziani, la tela non si limita a riprodurla, anche se didascalicamente, ma viaggia ovviamente al

di là, come nel miglior stile e nella migliore delle tradizioni dell’artista: la ricerca, cioè, di pathos in tutto ciò che la

ammalia, l’affascina, la avvince, la intriga, stimolando le sue emotività e la sensibilità che possiede ridondante.

Ciascuno dei protagonisti raffigurati - e sono tanti, corpi nudi tesi alla produzione del nettare degli dei e pronti a

liberare le coscienze dagli orpelli della quotidianità - manifesta una propria vitalità reattiva all’evento. Dai volti di

ognuno traspaiono concentrazione, fatica, “trance”, voglia quasi diabolica di assaporare i succulenti acini,

desiderio incessante di perseverare nella ricerca di quella “joie de vivre” che anche una semplice quanto

pragmatica spremitura nasconde nelle sue pieghe più profonde. Ecco il pathos, sofferenza ed emozione insieme,

mai distinte, l’una propedeutica e complementare all’altra, due forze che si compenetrano e regolano l'anima dei

pigiatori, in particolare la sua area irrazionale.

Curioso notare come in quest’opera la spirale pathos (“forza emotiva” congeniale alla Croce)–tema prescelto (la

pigiatura dell’uva) non si protragga all’infinito, ma abbia un termine. La “forza emotiva” - che promana aggressiva

e prepotente dalla raffigurazione - era infatti strettamente collegata dagli antichi Greci ai riti misterici e quindi

alle realtà rivenienti da Dioniso, che presso i Romani diventa Bacco, dio del vino e della vendemmia… E il cerchio è

chiuso, la spirale lentamente si svolge e ricongiunge i suoi estremi.

A margine di tutto ciò, nell’angolo basso a sinistra, un fanciullino pronto a richiamare quella voce, di pascoliana

memoria, nascosta nel profondo di ciascuno di noi; fanciullino cui sono affidati l’eredità di una cultura e il

testimone della tradizione. Anche se poi i tempi tecnologici li bruceranno sull’altare delle macchine e

dell’ingegneria al servizio dell’uomo. Eppure, ne resta inequivocabile quanto inossidabile traccia nell’immaginario

collettivo che non muore mai.

Piero Giannini

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