acetone

Acetone è un video girato nel laboratorio dell’artista su se stessa, con quattro telecamere posizionate in quattro posizioni diverse che riprendono nello stesso momento la medesima azione da più punti di vista. Di queste riprese ne sono state selezionate solo due, che sono poi servite al montaggio finale dell’opera. Quest’ultima è dunque il risultato di una selezione di materiale visivo in seguito assemblato quasi fosse un collage.
Attraverso l’uso degli oggetti, si arriva al capovolgimento che relativizza le distinzioni tra organico e inorganico attraverso la concezione dell’extraorganico, ossia una categoria superiore in cui le divisioni perdono significato. Inconsciamente l’opera rimanda anche al superamento delle categorie di genere maschile/femminile riflettendo sull’identità, dove il maschile viene associato all’attrezzo da lavoro e il femminile all’atto della manicure. L’idea nasce da una riflessione che si basa sulla definizione di cosa è arte e cosa è artigianato. Gli utensili impiegati dall’artista per “lavorare” il proprio corpo sono utensili per la lavorazione artigianale che nel video vengono invece utilizzati direttamente su delle mani. Ciò mostra provocatoriamente quanto la lavorazione dalla carne non si discosti poi così tanto da quella del materiale artigianale e quanto, di conseguenza, le tecniche dell’artigianato possano essere utilizzate per fini prettamente “artistici”. La linea che delimita le due “arti” diviene talmente labile da scardinare ogni gerarchia e rendere il tutto interscambiabile. Il corpo viene trattato come un qualsiasi materiale sul quale operano utensili di lavoro piuttosto che i più idonei strumenti usati nel settore estetico.
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