Guida Pratica all'ipnosi

Guida Pratica all'ipnosi

In questi ultimi mesi mi sono trovato a meditare sull'autoritratto e sulla possibilità di raggiungere, tramite l'uso dell'apparecchio fotografico, una maggior consapevolezza di se stessi, che non si fermi alla mera rappresentazione esteriore delle fattezze o scada in un'elevazione pacchiana e simbolica, di una realtà terrena, tangibile e perfettamente collocabile nel tempo e nello spazio.
Il mio primo approccio è stato analitico e volutamente meccanico: mi sono trovato, come si fa da bambini, a stilare una lista di caratteristiche (soprattutto difetti o quantomeno, debolezze) che possano in qualche modo riassumere la mia persona. Mentre buttavo giù queste liste, correggendole, mediando e ritrattando con me stesso, mi sono imbattuto in un libro, sul banco di un mercatino dell'usato: un libro rosso degli anni '60, dal titolo semplice e asciutto “L'ipnosi in pratica” di Alberto Comazzi.
Il libro, senza la pretesa di essere un manuale dettagliato sulla pratica ipnotica, ne delinea i principi fondamentali, con cenni storici e esempi.
Con questo nuovo lavoro non intendo parlare di ipnosi, ma utilizzare il pretesto dell'ipnosi per intraprende un viaggio istintivo e surreale all'interno del mio inconscio e del mio presente, per poter fare il punto della situazione su chi io sia diventato oggi, tra speranze e dubbi.
La serie fotografica è strutturata come un libro, con un antefatto, un indice, nove tavole (fra cui la nona che funge anche da bibliografia) e un epilogo; sottolineando da una parte il suo carattere narrativo e dall'altra il suo intento didattico (sebbene totalmente autoreferenziale).
Ho suddiviso ogni carattere interiore, o difetto, o passione, o conflitto della mia attuale esistenza con determinate parti del mio corpo e collegandomi a una “pagina” del mio precedente lavoro (“Sussidiario Egoista”), ho concepito una serie di “radiografie mentali”, convertendo i particolari del mio corpo in negativo, trasformandoli in quinte teatrali per una versione lillipuziana, e sovente sdoppiata, di un me stesso affaccendato in situazioni bizzarre e costantemente perplesso e insicuro sul da farsi.

Per la realizzazione di questo lavoro ho tratto ispirazione da ambiti e realizzazioni artistiche a distanze siderali fra loro, passando dalla staged photography di LaChapelle, all'apparato figurativo del pavimento del Duomo di Siena, dalle tavole scientifiche di metà Ottocento, alla pittura altomedievale, fino a toccare i maestri del montaggio fotografico quali Oscar Gustave Rejlander, Jerry Uelsmann, Man Ray.

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Commenti 1

Clizia Corti
10 anni fa
Clizia Corti Artista
Bellissima.....geniale....

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