madonna
in genere banali esteriorità fisiche e omologate espressioni dei faidate
che tendono a proporsi come estroversi e comunicativi messaggi,
suggerisco l’alternativa dell’oscuramento — fino alla negazione —
dei tratti somatici e della individualità del corpo raffigurato.
Sperimentare una narrzione della ‘figura’ per soli attributi simbolici,
significa deprimere sostanzialmente la comunicazione con il soggetto.
Associando una definizione o titolazione ‘alla magritte’,
inserita nell’opera come appiglio (divertito) per nulla esplicativo,
serve ad allontanarsi dal comune senso del ritratto fisiognomico o psicologico.
Una volta indeboliti gli elementi identificativi,
umorali, o di svelamento di una ‘storia personale’,
rimane da verificare se il soggetto esprima ancora ed in che misura
‘umanità’ propria e/o fornisca elementi in cui rispecchiarsi,
si irrigidisca, viceversa, in una scultorea impenetrabilità
o permetta ancora introspezione e sintonia.
Valutazioni da meditare (e raffrontare ad esempio con i selfies) attraverso
gli scarni dati non manipolati di una inespressiva testa di capelli,
un bianco carta, un dettaglio nell’ombra o una sfocatura,
in forza elementare del tradizionale processo fotografico.
Riprese analogiche (1999 – 2013), scansione da stampa all’argento.
Ritocchi file per sola spuntinatura e arrmonizzazione tonale.
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