Un efebico cristo dal volo acqueo di diafano fantasma marino, dentro una tomba trasparente, liquida, di silenzi ultrasonici. La determinazione imperturbabile della sconfitta negli occhi. Il piccolo dio offeso dalle sue stesse creature, criminali per incoscienza che hanno per verbo l'artificio, per preghiera la distruzione, per distrazione la contaminazione, per tentazione l'onnipotenza, per vezzo l'ecologia. Per peccato una appartenenza atavica. Esige un olocausto purificatore questo piccolo dio fallito e adirato, esige un testimone, un complice per l'eternità. Il suo rito ultimo di un culto di abissi cangianti ed eternità di fossile è il battesimo della resa. Contro l'agonia del cosmo ha per talismano un' arma da fuoco. Nell'acqua e nel fuoco, l'anima si fa azzurra e possibile. Al dio fallito si offre solo la vittima migliore: a dio si sacrifica dio stesso. Dio è morto. Su una croce grondante liquami e petroli. Suicida. "Se niente importa, non c'è niente da salvare" (Jonathan S. Foer)
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celeste,
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