Ceci n’est pas un portrait
C’è l’uomo. Poi c’è lui ripreso dalla fotocamera e tradotto in immagine televisiva. C’è lo scatto del fotogramma. C’è il quadro iperrealista. Infine arriva questa fotografia.
Come in un labirinto di specchi, l’originale e le sue varianti si fondono e si confondono creando un intricato sistema di parentele. Cosa rimane della persona, alla fine, di tutto questo migrare? Esiste ancora, la carne? O viviamo solo nelle nostre rappresentazioni?
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Ciao
Ciao,
Lino
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