Avatar

Avatar

Pittura, Filosofia, Animale, Piante, Paesaggio, Acrilico, 60x80x3cm
Secondo la religione Induista, un avatar o avatāra è l’assunzione di un corpo fisico da parte di Dio o di uno dei Suoi aspetti. Avatar deriva dalla lingua sanscrita e significa “disceso”, consiste nella deliberata incarnazione di un Deva, o del Signore stesso, in un corpo fisico al fine di svolgere determinati compiti. Questo termine viene usato principalmente per definire le diverse incarnazioni di Vishnu, tra cui si possono annoverare Krishna e Rama.
Gli adoratori di Vishnu quale divinità suprema, i Vaishnava, credono che Dio si incarni ogni qualvolta avviene un declino dell’etica e della giustizia, unitamente all’insorgere delle forze demoniache che operano in senso opposto al Dharma, la legge cosmica. A tal proposito, è famosa la frase pronunciata dal Signore Krishna, ottavo avatar di Vishnu, nel suo discorso ad Arjuna durante la battaglia di Kurukshetra “Per la protezione dei giusti, per la distruzione dei malvagi e per ristabilire i princìpi della Giustizia Divina, Io mi incarno di era in era” (Bhagavad Gita, IV, 8).
I Maha Avatara (Grandi Avatar) di Vishnu, indicati e descritti nel Bhagavata Purana, sono dieci. Popolarmente questo insieme di Avatar è conosciuto come Dasavatara (dasa in Sanscrito significa dieci): Matsya, il pesce Kurma, la tartaruga o la testuggine, Varaha, il verro o il cinghiale, Narasimha, l’uomo-leone (dal sanscrito nara, “uomo”, e simha, “leone”), Vamana, il nano, Parashurama, Rama con la scure (o accetta), o l’abitante della foresta, Rama-Sri Ramachandra, il principe del regno di Ayodhya, Krishna l’infinitamente affascinante, Balarama o Buddha, Kalki (“Eternità”, o “tempo”, o “Il Distruttore della Malvagità”) l’avatar dal cavallo bianco, rappresenta la finale liberazione dell’uomo e il ritrovamento della propria natura divina, che la tradizione Indù attende alla fine del Kali Yuga, l’era contemporanea.
All’interno dell’opera oltre al cavallo bianco (Kalki), l’artista inserisce altre figure simboliche che sottolineano e ampliano il significato del tema principale come la Salamandra che tradizionalmente viene accostata alla mitica Fenice che risorge dalle proprie ceneri e vive nel fuoco. Emblema di Giustizia essa tratteneva i fuochi buoni e spegneva quelli cattivi, ne consegue che la resistenza al fuoco equivale alla vittoria sul male. Il Ragno in India è considerato simbolo dell’ordine cosmico per via della ragnatela precisa che riesce a creare, la quale simboleggia l’emanazione dell’intelletto divino. La Farfalla secondo i greci e i romani era considerata simbolo dell’anima che esce dal corpo, per una rinascita a un livello più elevato. Considerando la flora all’interno dell’opera notiamo le tre canne a simboleggiare la Trinità esistente in tutte le principali religioni, mentre la Parthenocissus (Vite americana) simboleggia l’attaccamento dell’uomo all’aspetto materiale delle cose terrene.

Sognando.

Sognando,
una giornata di sole
negli inverni delle vite.
Sognando,
quel raggio di luce
che scioglie il ghiaccio dei cuori.
Sognando,
di essere cittadini del mondo
e parte dell’universo.
Sognando,
di cancellare i confini della terra
e abbracciare tutti i popoli.
Sognando,
di vedere la morte di Mida
e di tutti i suoi discepoli.
Sognando,
la libertà per ogni uomo
e ballare in una grande festa.
Sognando,
che questi sogni si avverino
e ritrovare se stessi.

Jackinthewind

Piace a 2

Commenti 0

Inserisci commento

E' necessario effettuare il login o iscriversi per inserire il commento Login