for all my mistakes
Le ho chiamate PoPuP ispirandomi alle finestre pubblicitarie del web, piccole, colorate,
seducenti, efficaci, con il fine di farsi osservare, incuriosire e rubare qualche secondo
di attenzione al navigatore e lasciare la propria traccia nella sua memoria.
Come può definirsi il tuo linguaggio artistico?
Certamente parto da una matrice che affonda le radici nel pop, inteso come ricognizione
sugli oggetti di largo consumo e uso, contaminato però da incursioni anche in
altri ambiti come quello del design e della grafica pubblicitaria, linguaggi con una propria
identità specifica ma accomunati dall’immediatezza e dall’urgenza comunicativa,
caratteristiche che trovo molto importanti nel mondo contemporaneo.
Cosa vuoi rappresentare con i tuoi lavori?
Nell’odierna società dello spettacolo, una delle poche cose che trovo interessante
analizzare è lo spettacolo della società, quel gran teatro del mondo costituito dai suoi
feticci, dalle sue icone, dai suoi totem.
Perchè la scomposizione dell’immagine e dello spazio?
La frammentazione è una caratteristica della nostra società, tuttavia il primo obiettivo
è quello di rendere l’immagine attrattiva attraverso il “gioco”, costringendo il fruitore
a fare quel piccolo sforzo in più per ricreare l’immagine, per valutarne la prospettiva
migliore, per comprenderne al meglio la forma. Trovo che il ‘ludus’ sia una chiave indispensabile
nella contemporaneità per realizzare l’incontro tra oggetto e osservatore.
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